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Venti scuole di specializzazione in tutta Italia, ma solo 50 laureati ogni anno. Sono i 'numeri' della medicina nucleare in Italia, che ha raggiunto livelli di eccellenza, ma che lamenta la scarsità di 'nuove leve'. E questo anche se nelle attività di diagnostica e terapia medico-nucleare sono coinvolti molte professionalità: fisici, tecnici, infermieri e radiochimici. A parlarne è stato Luigi Mansi, coordinatore dei Gruppi di studio dell'Associazione italiana di medicina nucleare (Aimn), intervenuto a Roma a una conferenza stampa presso il palazzo dell'Informazione."La medicina nucleare - ha detto Mansi - occupa, nel percorso della laurea specialistica in Medicina, una posizione importante all'interno del più ampio 'contenitore' dell'area radiologica. Le scuole di specializzazione sono distribuite in maniera non omogenea sul territorio nazionale, e c'è da dire che i laureati vengono poi in maggior parte 'assorbiti' da strutture del Nord. Ma gli italiani rimangono comunque fra i più quotati esperti in Europa e nel mondo: nostri connazionali sono a capo delle più importanti società scientifiche del Vecchio continente e, insieme ad altri 'colleghi' europei, superano gli americani per numero di pubblicazioni scientifiche". In più, "oggi vantiamo grandi 'cervelli' - ha sottolineato Lucio Mango, delegato Area professionale Aimn - che, pur avendo avuto esperienze all'estero per un periodo, oggi operano in Italia e 'attraggono'persino pazienti da altri Paesi. Si tratta di una disciplina poco conosciuta, ma in cui davvero il nostro Paese eccelle".
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