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Lettera di Antonella Andreella. 19 - 9 - 2006

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Presidente “Comitato ALTRINIT

Caro direttore,

le scrivo in merito al Pungolo del numero di ieri del suo giornale,  per qualcuno le traduzioni sono come le donne: se sono belle non sono fedeli, se sono fedeli non sono belle. L’autore che abbia la fortuna di incappare nell’ottimo traduttore di sé stesso deve a questo buona parte del successo delle sue opere tradotte, questo gli addetti ai lavori lo sanno fin troppo bene. Non è raro che l’opera tradotta riscuota maggior successo dell’originale. Fin qui poco male, oddio c’è di peggio... Fino a ieri mattina pare non esistesse ancora una traduzione in arabo del discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI a Ratisbona. Non solo, è fondamentale far mente locale sul fatto che il discorso originale pronunciato da Papa Benedetto XVI è uno e uno solo, tutti gli altri che saranno fruibili in varie lingue saranno traduzioni. I fatti degli ultimi giorni offrono al Parlamento un’opportunità straordinaria per comprendere l’importanza del lavoro del traduttore e/o dell’interprete perché sono proprio i fatti degli ultimi giorni a far capire in maniera inequivocabile quali potrebbero essere gli eventuali “danni”, a tutti i livelli e nelle sedi più disparate. È dunque fondamentale dotarsi di traduttori e interpreti “doc”, o almeno di provarci, continuare a negare un riconoscimento giuridico di questa cruciale professione implicherebbe l’assunzione di grandi responsabilità, forse invisibili e silenti, ma dall’effetto dirompente se dovessero essere chiamate in causa.

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