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Liberalizzazioni: ora sono i farmacisti a chiedere risposte

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Luiber

Dopo l'apertura nei confronti dei tassisti ora sono i farmacisti a sperare che il governo accolga le loro richieste, ritornando sulle decisioni prese con il pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni. La strada sembra però in salita. «Il ministro per lo Sviluppo economico non ha finora risposto al nostro appello - dice a Mondo Professionisti, Franco Caprino, segretario nazionale di Federfarma - abbiamo chiesto un incontro cinque giorni fa e ancora nessuna risposta. Non vorremmo che le concessioni che Bersani ha fatto ai tassisti lo inducessero a tenere una linea dura nei confronti delle altre categorie». Sono invece arrivate nel frattempo alcune proposte di modifica al provvedimento che consente la vendita dei farmaci da banco nei supermercati, ma non nella direzione auspicata dall'Associazione che riunisce i titolari di farmacia che domani incroceranno le braccia (fatta eccezione per le farmacie di turno). Un emendamento del governo al testo firmato da Bersani prevede che un laureato iscritto all'ordine «dovrà essere presente nelle aree adibite alla vendita nella grande distribuzione». La modifica al decreto sulla competitività, depositata in Senato, incide su quella parte del testo che prevedeva solo l'assistenza del farmacista nelle aree appositamente adibite alla vendita delle specialità da banco, introducendo l'obbligo della presenza e dell'assistenza diretta al cliente. Le proposte presentate dal governo, tuttavia, non sono in linea con le richieste di Federfarma che si è già dichiarata disponibile ad accettare la vendita negli esercizi commerciali dei farmaci da automedicazione, purché certificati dall'Agenzia del farmaco, e acquistabili senza il filtro del farmacista, come avviene nei Paesi europei dove il farmaco da banco viene commerciato fuori farmacia. In questo contesto l'Italia costituirebbe infatti un unicum tra i paesi che hanno aperto alla vendita nei supermercati. Anche perché «solo i grandi centri potranno permettersi la presenza di un farmacista - rincara la dose Caprino -. Si tratta, a ben vedere, di una finta liberalizzazione». Per i farmacisti infatti il decreto sulle liberalizzazioni «favorisce i grandi gruppi economici e le grandi catene distributive commerciali, indebolisce e toglie efficienza al servizio farmaceutico e spiana la strada ad una sanità controllata da pochi soggetti che operano con finalità speculative e di mero profitto. Espropria il ministero della Salute di ogni decisione a proposito dei farmaci da vendere fuori farmacia». Sciopero, dunque, ma solo per i farmacisti proprietari degli esercizi: resteranno invece aperte le 1.382 farmacie comunali aderenti ad Assofarm che hanno deciso di non intraprendere alcuna forma di protesta contro il decreto Bersani. «La chiusura è solo la prima di una serie di iniziative di protesta già programmate nel caso in cui il governo continuasse a fare concertazione solo a parole», tuona il segretario di Federfarma. «Il Governo per i farmacisti ha dimostrato una totale insensibilità nei confronti di proposte serie, volte a coniugare la tutela della salute dei cittadini e l'esigenza di ammodernamento del settore senza arrivare - come sembra volere il pacchetto sulle liberalizzazioni - allo scenario di una sanità sottratta al Servizio sanitario nazionale e consegnata, in prospettiva, al mercato».

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