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Inevitabile il ruolo della politica nelle nomine

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Lo ha detto il ministro della Salute, Livia Turco

Si è svolto ieri a Roma il convegno nazionale della FIASO (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) sul ''ruolo delle aziende sanitarie nella costruzione della classe dirigente" Un tema che più attuale non si potrebbe, perché i rapporti tra politica e gestione della sanità, a ben vedere, oltre che un problema annoso, sono l'origine anche dell'attuale crisi di Governo. Al convegno non è intervenuto il ministro della Salute, Livia Turco, che però ha inviato un messaggio che entra direttamente nel tema delle nomine dei direttori generali di ASL e ospedali, ma anche dei primari. ''La politica deve continuare ad avere un ruolo fondamentale, pur se vincolato da criteri di trasparenza limpidi, nella selezione dei manager" si legge. "Ma non deve entrare in alcun modo nella partita delle nomine dei primari e degli altri dirigenti apicali della sanità. Non può infatti che essere il direttore generale, in piena autonomia e in qualità di primo responsabile dell'azienda sanitaria, a scegliere i suoi migliori collaboratori''. Chiarito il ruolo della politica, per ''far sì che il percorso di nomina sia il più possibile impermeabile a inquinamenti di sorta'', il ministro ribadisce di aver proposto a Regioni e forze politiche di ''compiere uno sforzo straordinario per far sì che si possano tradurre presto in legge, magari stralciandole dal DDL sulla qualità e la sicurezza del SSN, le nuove regole per la scelta dei direttori generali e per la nomina delle figure mediche e sanitarie apicali''. Turco si dice ''pronta a ridiscutere, subito e dandoci tempi certi di lavoro, il merito delle singole disposizioni che sono certamente perfettibili". Ma che vanno nella direzione di una maggiore trasparenza. L'importante, sottolinea, è ''non tirarsi indietro da questa sfida. Anche perché non ci sto al 'così fan tutti' che serpeggia in queste settimane". Secondo il ministro, infatti, ''non si può equiparare di per sé a lottizzazione il fatto che siano le Regioni a nominare i direttori generali di ASL e Ospedali. Come si può immaginare - chiede - di scindere la responsabilità politica di tutelare la salute dei cittadini, che è compito delle Regioni, dal potere loro affidato di nomina di questi manager ai quali spetterà l'attuazione delle politiche di programmazione e di indirizzo sanitario stabilite dalla Giunta?''. Una linea di pensiero che è condivisa dagli amministratori locali. "Se cambiasse la legge che permette al Presidente della Giunta regionale di nominare i direttori generali delle aziende sanitarie sarei pronto a dimettermi" ha detto Enrico Rossi, coordinatore degli assessori regionali alla sanità e assessore della Regione Toscana, intervenuto al convegno. "Non voglio tornare al passato - spiega Rossi - perchè quell'Italia non era migliore di questa". L'assessore toscano è contrario alla proposta di istituire Albi o Ordini professionali che stabiliscano le gerarchie dei direttori generali. "Io sono per l'aziendalizzazione - ha sottolineato - e non voglio tornare ad un sistema burocratico della sanità". Il coordinatore degli assessori è certo di avere dalla sua parte anche altre regioni. "Non siamo i soli - aggiunge - a dichiararci contrari a qualsiasi tipo di revisione dei criteri di selezione dei manager. Anche Francesca Martini, assessore alle politiche sanitarie del Veneto, mi ha espresso il suo totale dissenso su questa possibilità". Per Rossi, il lavoro dei manager va rispettato. "In questi giorni - prosegue - ho letto molte cose che non mi sono piaciute sui giornali, ho addirittura visto su giornali autorevoli liste con i partiti di appartenenza di ciascun manager. In questo modo si sminuisce la professionalità dei direttori generali e invito la Procura della Repubblica a fare le relative indagini, altrimenti si taccia". Per Rossi la politica deve metter bocca nella vicenda "perché è la legge che glielo permette", ma auspica totale trasparenza nelle nomine:"Penso che i manager debbano essere scelti con bandi pubblici, giusti curricula e chiari criteri di motivazione". Quanto ai padroni di casa, Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso, si è detto almeno in parte favorevole alla proposta avanzata nei giorni scorsi dal presidente del Lazio Piero Marrazzo, e sostenuta al convegno dall'assessore laziale Augusto Battaglia. "Non sono del tutto contrario a questa proposta perché l'idea di un registro che evidenzi le differenze tra i curricula può essere realmente una vera garanzia di qualità: sarà possibile fare un'analisi comparativa tra i vari manager". Secondo il presidente della FIASO, l'idea di essere valutati dovrebbe essere abbracciata anche dai diretti interessati. "Se il manager viene scelto per propri meriti - ha concluso - allora deve accettare anche l'idea di essere valutato".
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