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l'opinione

Continua la protesta dei nmedici d'emergenza.

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Attendono 'buone nuove' per metà gennaio i camici bianchi di Pronto soccorso e dell'emergenza territoriale, gli E.R. italiani che da venerdì scorso hanno iniziato la loro mobilitazione, pronti a dichiarare guerra per ottenere la scuola di specializzazione istituita nel maggio 2006 e riconosciuta in Europa sin dal 1998. Una scuola che, di fatto, ad oggi in Italia non esiste. E la sua attivazione è stata di recente rinviata ancora una volta al 2009. I medici 'in prima linea' "hanno iniziato la loro mobilitazione - spiega il presidente della Società italiana medicina d'emergenza-urgenza (Simeu), Anna Maria Ferrari - raccogliendo firme nei circa 500 Pronto soccorso sparsi nella penisola, nonché sul nostro sito web. Attendiamo delle risposte per metà gennaio, se non arriveranno saremo costretti ad attivare delle forme di protesta più dure". Il motivo del contendere è, appunto, l'istituzione di una scuola che dovrebbe formare i medici che operano nei Pronto soccorso, nei reparti di Medicina d'urgenza e sui mezzi di soccorso. Camici bianchi che attualmente si formano dopo aver vinto il concorso che li porta ad occuparsi delle emergenze, ma che di fatto arrivano nei Pronto soccorso o nei reparti dedicati alle urgenze con un'altra specializzazione alle spalle. Per loro, i medici della Simeu chiedono una scuola 'ad hoc'. Cinque anni strutturati in due incentrati su diagnosi e cure, e altri tre di tirocinio nei Pronto soccorso, nei reparti di Medicina d'urgenza e sulle ambulanze. I requisiti e gli standard che questa scuola dovrebbe avere sono già stati definiti dal Cun (Consiglio universitario nazionale), ma non vengono pubblicati. "E questo - assicurano dalla Simeu - nonostante disponiamo già di un elenco di 21 atenei italiani pronti ad attivare la scuola di specializzazione". Una lista che è già stata inviata, lo scorso 12 dicembre, ai ministri dell'Università e della Salute Fabio Mussi e Livia Turco.
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