Professioni. A quando il dialogo?
di Luigi Berliri
Il
dialogo tra Governo e Liberi Professionisti
langue. Le organizzazioni dei professionisti, scesi in piazza due
settimane fa in quella che qualcuno ha già definito la marcia dei 50.000, sono
tutte d'accordo: il momento della protesta ora ceda il passo a quello della proposta, in vista della
riforma degli ordini. Ma nonostante le asserite disponibilità al dialogo, specialmente
da parte del ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, le porte
sono sprangate. Il dialogo tra le parti - governo e rappresentanti delle
associazioni professionali (Cup, Adepp, Confprofessioni) – che era iniziato il
giorno stesso della manifestazione. Quando il segretario del Cup (Coordinamento
unitario professioni), Raffaele Sirica,
ha consegnato al Premier Romano Prodi un documento preliminare quale
"contributo per realizzare, finalmente, nel nostro Paese, la prima riforma
organica delle professioni intellettuali d'Europa". Ma la speranza di un
dialogo franco e aperto con l’Esecutivo si è dissolta con l’intervista
rilasciata da Prodi a El Pais nella quale si accusavano i liberi professionisti
di essere solo evasori in lotta per evitare di pagare le tasse. Il documento consegnato a Palazzo Chigi,
invece, era invece una bozza del Ddl, basata sul progetto di legge "Vietti
bis", esaminato ma non approvato
nella scorsa legislatura. Il testo riproponeva l'attuale distinzione tra
professioni regolamentate e non, con la possibilità di istituire anche nuovi
ordini in capo alle attività attualmente non regolamentate. Rispetto
all'obiettivo dichiarato da tutti - la liberalizzazione dei mercati - la bozza
Vietti risulta piuttosto cauta ma il nuovo ddl potrebbe recepirne alcuni punti.
Sul tavolo del resto abbondano i progetti di riforma presentati da deputati o
senatori (Siliquini , Mantini, Vietti, Laurini e Castelli), nessuno di questi è stato per ora esaminato in
Commissione. Il viceministro alla
Giustizia Luigi Scotti ha intanto avviato un primo giro di consultazioni con i
rappresentanti di Ordini e Associazioni
alla ricerca di indicazioni utili per il Ddl. Nel ventaglio delle posizioni
quelle degli Ordini non coincidono necessariamente con quelle espresse dagli
iscritti o dalle associazioni di categoria. Non manca chi preme per la completa
liberalizzazione dei servizi professionali, in linea con le norme comunitarie.
Su posizioni distanti dal Cup, il Colap (Coordinamento libere associazioni
professionali) si è dichiarato contrario all'ampliamento delle riserve di legge
per gli iscritti agli ordini. Assoprofessioni,
infine, a cui fanno capo le professioni non regolamentate, ne ha chiesto il
riconoscimento, con precedenza rispetto al ruolo delle associazioni. Molte le
proposte che provengono dai sindacati di categoria. L’assenza del dialogo con chi dovrebbe scrivere le nuove regole
del mondo delle professioni, preoccupa comunque gli interessati specialmente
dopo l’ultimatum lanciati da Bersani dalle pagine di Repubblica. In particolare
suscita forte preoccupazione il fatto che il ministro per lo Sviluppo Economico, oltretutto non direttamente
interessato alla materia che è di pertinenza del Ministro della Giustizia,
parli di liberalizzazione degli ordini, piuttosto che della loro riforma,
asserendo oltretutto di essere già pronto per la parte di sua competenza. Per
il presidente dell'Associazione Italiana dei Giovani Avvocati (Aiga), Valter Militi,
“il fatto che il Governo confermi la propria intenzione di procedere alla
riforma delle professioni è di per sè un segnale positivo, posto che abbiamo più
volte ribadito. Certo, visti i precedenti -osserva Militi-. Vorremmo capire, a
questo punto, quale ruolo sia effettivamente riservato in questa tematica al ministro
Mastella, il cui silenzio lascia a dir poco perplessi, e quale incidenza
concreta avrà il lavoro che sta svolgendo il tavolo tecnico instaurato coi
rappresentanti delle categorie professionali presso il Ministero della
Giustizia”. “Chi
paga le tasse come i veterinari pubblici – ha sottolineato il
Segretario Nazionale del SIVeMP (Sindacato Italiano Veterinari di
Medicina Pubblica), Aldo Grasselli - vuole un segnale contro l'evasione
altrimenti abbassare le aliquote Irpef più basse favorisce ulteriormente gli evasori. Come? I cittadini normali –
propone Grasselli - possono diventare sostituti d'imposta se viene loro rimborsata l'Iva. Lo Stato restituisce
il 20% su ogni transazione ma incassa l'Irpef su tutto ciò che è evaso. Il bilancio
sarebbe positivo. Le professioni sanitarie poi non sono come le altre,
regolamentiamole meglio, ma diciamo no alla deregulation altrimenti i cittadini
saranno meno garantiti nel bene salute. Per la previdenza – aggiunge -
sediamoci e discutiamo. Il futuro previdenziale di tutti è in pericolo. Nessuna
pregiudiziale e nessun diktat per
cominciare”.