TRENTAMILA CONTRO PRODI
di Luigi Berliri
Erano trentamila con fischietti, striscioni e perfino una banda musicale. I professionisti che, evento raro nella storia italiana, sono scesi in piazza contro il decreto Bersani lanciano un segnale chiaro al governo: no alle liberalizzazioni, no alla Finanziaria così com'è attualmente, sì a un confronto che riformi il sistema professionale di concerto con le categorie interessate: un ''tavolo dei volenterosi'', come l'ha definito Michelina Grillo, presidente dell'Organismo Unitario avvocatura italiana, ''che superi contrapposizioni schematiche e realizzi una riforma di cui l'Italia non può fare a meno''. Numerosi gli striscioni, da ''Liberalizziamo il governo Prodi'' a ''Ce la vorrebbero dare a bere... stop a Bersani'', fino a ''Non uccidete la giustizia, non uccidete la liberta''', dell'Unione italiana Forense. In testa di corteo, il grande striscione del Coordinamento unitario Professioni (Cup), dell'Associazione degli Enti previdenziali privati (Adepp) e della Confprofessioni, che hanno convocato la manifestane. A reggere lo striscione, i tre presidenti: Raffaele Sirica (Cup), Maurizio De Tilla (Adepp), e Gaetano Stella (presidente Consilp). Il corteo ha percorso tutta via dei Fori Imperiali, per raccogliersi poi intorno ad un palco montato in prossimità di Piazza Venezia, dal quale sono intervenuti i rappresentanti degli ordini professionali presenti alla manifestazione. Alla fine il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani ha dato al sua disponibilità a discutere con i professionisti della riforma degli ordini. A patto, ha aggiunto, che si sia consapevoli della necessità delle riforme e sottolineando che la legge sulle liberazioni non si tocca. Questa mattina “giacche grigie” e “camici bianchi” dunque, si sono riuniti ai piedi del Colosseo, secondo le prime stime degli organizzatori, introno ai trenta mila professionisti (dall'avvocato all'agronomo, dall'architetto al geologo, dal farmacista al commercialista, dal perito industriale agli infermieri. E per la prima volta anche gli studenti universitari) per urlare tutto il loro malcontento contro i provvedimenti presi dal governo Prodi. Presenti anche alcuni politici, tra cui numerosi i rappresentanti di An. Oltre al presidente Gianfranco Fini, che ha accompagnato il corteo fino a Piazza Venezia, c'erano fra gli altri Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Maria Grazia Siliquini. Presenti anche Alfredo Biondi e Andrea Pastore, di Forza Italia, e Pierluigi Mantini, della Margherita, entrambi avvocati. Per Maurizio De Tilla, presidente delle Casse previdenziali dei professionisti, aumentando dal 12,5% al 20% le imposte sulle rendite finanziarie delle casse previdenziali dei professionisti, è chiara l'intenzione del governo di voler ''perseguire nell'attacco all'autonomia e alla libertà delle professioni, disattendendo le richieste del mondo professionale e arrecando grave danno ai diritti di tutti i cittadini”. I professionisti non contestano solo il decreto Bersani ma anche la Finanziaria che, come spiega Gaetano Stella, presidente della Confprofessioni, permette così al governo di esercitare una “ulteriore discriminazione verso i professionisti, spostando l'attenzione alle questione esclusivamente fiscali”. Momenti di tensione durante la manifestazione, per il ferreo cordone di forze dell'ordine sistemato intorno al luogo della protesta. Un cordone inspiegabilmente impenetrabile per singoli e comuni cittadini - costretti a inutili giri di strade e stradine per raggiungere il luogo desiderato. Dopo oltre un'ora di trattative (durante la quale l'accesso è stato consentito solo a parlamentari e giornalisti), veementi proteste dei manifestanti, annunci di interrogazioni parlamentari e dure critiche a questore, prefetto e ministro dell'Interno da parte dei politici, la situazione si è sbloccata, consentendo al corteo di defluire da una via laterale rispetto a piazza Venezia. Il comportamento delle forze dell’ordine è stato stigmatizzato anche dal presidente del Senato, Franco Marini, che ha annunciato una richiesta di chiarimenti al ministero degli Interni.