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ORDINI PROFESSIONALI A RISCHIO COMMISSARIAMENTO

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di Luigi Berliri

Allarme rosso per la sopravvivenza degli ordini professionali. Il testo della finanziaria lascia ampi spazi di manovra per una epurazione dei loro vertici fino a rendere possibile la loro eventuale soppressione. L’articolo 42 del provvedimento di bilancio, infatti, prevede l’azzeramento della presidenza degli enti pubblici non economici. E gli ordini professionali sono enti pubblici non economici e potrebbero quindi ricadere nel novero di quelli i cui vertici sono da azzerare. Non solo ma il combinato con il successivo articolo 47 mette ancore di più la pulce nell’orecchio. Si prevede infatti la “trasformazione degli enti ed organismi pubblici che non svolgono funzioni e servizi di rilevante interesse pubblico in soggetti di diritto privato ovvero soppressione e messa in liquidazione degli stessi”. L’articolo 42 recita che “entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge sono presentate ai ministeri vigilanti modifiche delle norme statutarie e dei regolamenti di organizzazione di ciascun ente, che prevedano che le competenze del presidente e del consiglio d’amministrazione sono attribuite, rispettivamente, al direttore generale e ad un comitato di gestione composto dai dirigenti di livello apicale dello stesso ente. Nel caso in cui le modifiche degli statuti e dei regolamenti di cui al comma 2 non siano presentate nel termine di 30 giorni, i presidenti e i consiglieri di amministrazione degli enti decadono immediatamente dal proprio incarico ed è nominato, con decreto del Presidente del consiglio dei ministri su proposta dei ministri vigilanti, un commissario straordinario che esercita i loro poteri fino al rinnovo degli organi dell’ente sulla base del nuovo ordinamento”. Sempre l’articolo 42 elenca gli enti pubblici non economici esclusi dall’applicazione della norma: Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano all’Istat, alle università, agli enti previdenziali, all’INAIL e ad enti che svolgono attività promozionale all’estero, nonché agli enti i cui consigli di amministrazione siano in parte designati dalle amministrazioni pubbliche regionali o locali o da Istituzioni previste da accordi o intese internazionali”. "Non oseranno tanto - dice a MP l'ex viceministro dell'Economia, Giuseppe Vegas - ma il rischio di un colpo di mano c'è". Ma intanto l’Adepp e i Presidenti delle Casse di Previdenza Professionali Private, riuniti in assemblea, hanno chiesto  in una mozione inviata al Governo “l’espressa esclusione degli ordini professionali dalla soppressione e trasformazione fissate degli artt. 42 e 47 della Finanziaria 2007, in quanto in contrasto con la Costituzione e con il regime di autonomia riconosciuto, per legge, agli ordini professionali e alle casse previdenziali private. “L’Adepp – si legge nel documento - e i Presidenti delle Casse di Previdenza Professionali Private, riuniti in assemblea, in data 5 ottobre 2006,  visto il testo degli artt. 42 e 47 del Decreto di Legge Finanziaria 2007, attualmente in discussione in Parlamento, che introduce la possibilità di sopprimere o di trasformare gli enti pubblici non economici  in soggetti di diritto privato nonché di azzerare i vertici istituzionali di una serie di Enti con provvedimenti del Governo; considerato che le norme citate non escludono espressamente la possibile applicazione delle stesse nei confronti di tutti gli ordini professionali; ritenuto che una tale previsione normativa, se confermata, costituirebbe un sicuro elemento di destabilizzazione del vigente sistema professionale nonché, di riflesso, dei sistemi previdenziali di categoria e dei loro equilibri finanziari già, peraltro, consolidati in bilanci tecnici a medio e lungo termine; ritenuto quindi che la scelta operata dal Governo con il Decreto di Legge Finanziaria per il 2007 viola palesemente le funzioni e l’autonomia attribuite agli ordini professionali ed appare, quindi, viziata da illegittimità costituzionale per manifesta irragionevolezza”

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