Una legislatura costituente per il federalismo fiscale.
Enrico Gualandi. Vice Presidente Legautonomie
La
situazione economica e sociale dell’Italia e le difficili condizioni dei conti
pubblici impongono un impegno complessivo per il risanamento dei bilanci dello
Stato, delle Regioni e degli Enti locali ed interventi finalizzati allo
sviluppo, alla ripresa economica, all’equità sociale. C’è bisogno di una
concertazione fra i vari livelli dello Stato Repubblicano e la consapevolezza
che con la Legge Finanziaria e di bilancio le autonomie locali possono giocare
una partita decisiva sul rapporto tra i risparmi di spesa e qualità dei servizi
ai cittadini ed alle comunità territoriali. Rendere partecipi e responsabili
gli Enti locali significa assicurare una più equa redistribuzione economica e
sociale sul territorio. Riflettendo sulle vicende di queste settimane, di
preparazione della Legge Finanziaria, si deve rilevare che è in parte mancata
una seria concertazione capace di impegnare e coinvolgere tutti i livelli
istituzionali della Repubblica. E di ciò c’era bisogno per percorrere una
strada molto difficile e stretta: cioè risanare gradualmente il debito
pubblico, non peggiorare la qualità della vita e dei servizi ai cittadini.
Certo si impongono alcune scelte cui sarà difficile sfuggire: innanzitutto
razionalizzazione e rigore nella macchina pubblica, lotta agli sprechi, un
prelievo fiscale equo, un contenimento e gestione della spesa. Una soluzione di
equilibrio è stata trovata il 22 settembre u.s. da Governo e Regioni, con un
nuovo “Patto per la salute” che si compone di un aspetto finanziario triennale
e di aspetti normativi e programmatici. La spesa sanitaria complessiva si
attesterà, nel 2007, su 101,3 miliardi di euro, con un risparmio di 2,7
miliardi di euro. Per le Regioni che non raggiungeranno gli obiettivi di spesa
concordati, verranno confermati i meccanismi di piena responsabilizzazione
finanziaria, come le misure di affiancamento e di “automatismi fiscali” (con
l’aumento delle aliquote regionali dell’addizionale Irpef e dell’Irap.
Risparmiare, innovare e razionalizzare, senza compromettere lo sviluppo e le
prestazioni delle Amministrazioni locali diviene un obiettivo di fondo.
Tagliare troppo radicalmente può pregiudicare la crescita del Paese, lasciare
senza freni la spesa pubblica aggraverebbe irrimediabilmente il debito
pubblico. La manovra della Legge Finanziaria (passata imprevedibilmente da 30
miliardi di euro a 33,4 miliardi), prevede, per Comuni, Provincie e
Regioni 4,580 miliardi di minori spese,
in applicazione del Patto di stabilità interno. Il settore delle Autonomie
locali è quello che più di tutti dovrebbe contenere la spesa. A questo punto si
pongono alcuni interrogativi: potranno gli Enti locali evitare di ridurre i
servizi e di accantonare programmi di sviluppo? Saranno costretti gli Enti
locali ad inasprire le imposte e le aliquote dei cespiti locali? E’ necessario avviare una concreta verifica
in ogni Comune, Provincia e Regione, iniziando da subito una prima elaborazione
dei dati di bilancio. Si tratta di verificare e concertare con il Governo
soluzioni di equilibrio capaci di coniugare il consolidamento dei servizi, lo
sviluppo economico e sociale con il risanamento delle finanze pubbliche,
contenendo i costi della Pubblica Amministrazione ed avviando una stagione di
riforme e responsabilità delle Autonomie locali. La Finanziaria 2007 rinvia
l’avvio di una seria riforma federalista, fondata sull’attribuzione di compartecipazioni
“dinamiche” all’Irpef e all’Iva. Si ripropongono invece le vecchie
compartecipazioni “non dinamiche” all’Irpef (6,5% ai Comuni e 1% alle Province)
in sostituzione di parte dei trasferimenti, che ormai - da anni - registrano
una continua diminuzione. Caratterizzano le scelte del Governo alcune misure
fiscali, certamente richieste dalle Associazioni delle Autonomie, ma che
finiscono per essere necessarie a fare cassa, a fronte delle riduzioni dei
trasferimenti e ad esigenze insopprimibili di spesa (quali ad esempio il
contratto di lavoro 2006-2007 dei dipendenti). Infatti viene sbloccata
l’applicazione dell’addizionale Irpef prevedendo un aumento dell’aliquota dallo
0,5 allo 0,8%. Inoltre può essere istituita, con regolamento dell’Ente locale,
l’imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, applicando sull’ICI
una aliquota massima dello 0,5 per mille a copertura del 30% dell’ammontare
della spesa dell’opera. Sempre con regolamento comunale sarà possibile
stabilire una Tassa di soggiorno con un contributo in misura massima di 5 euro
per notte. Inoltre si stabilisce la positiva previsione del conferimento agli
enti locali delle funzioni catastali a decorrere dall’1 novembre 2007 ed altre
previsioni di segno fiscale e tariffario. La Legge Finanziaria prevede per le
Province ed i Comuni sopra i 5 mila
abitanti il Patto di stabilità interno, fondato su un saldo finanziario, di
competenza e cassa, pari a quello medio del triennio 2003 – 2005 migliorato
della misura annualmente determinata ai sensi dell’applicazione di
“coefficienti” proposti dal Governo. Penso che nei prossimi giorni sia
necessario e utile rendere trasparente, in ogni Ente locale, gli effetti della
applicazione dei coefficienti previsti dal Governo. Anche perché in caso di
violazione del Patto di stabilità scattano forti penalizzazioni che applicano
un aumento automatico dell’addizionale comunale Irpef di 0,3 punti percentuali
(per le Province 0,5 punti percentuali dell’Imposta Provinciale di
Trascrizione). Forse invece di un atteggiamento punitivo si potevano prevedere
misure che premiassero gli Enti virtuosi. Come noto gli Enti locali possono
indebitarsi solo per finanziare spese di investimento. Nell’articolo sul Patto
di stabilità interno è prevista una norma che pone severi vincoli al ricorso
all’indebitamento negli anni 2007 – 2009. Tutti gli Enti locali, comprese le
Comunità Montane ed anche i Comuni sotto i 5.000 abitanti, potranno ricorrere
all’indebitamento in misura non superiore al 2,6 % nel 2007, al 5,4 % nel 2008,
al 6,9 nel 2009, rispetto alla consistenza del debito in essere al 30 settembre
2006. Nei primi 8 mesi del 2006, rispetto a quelli del 2005 i bandi pubblicati segnavano una diminuzione
dell’11,6 % degli importi. Dalle nuove norme restrittive c’è da attendersi una
ulteriore diminuzione degli investimenti che certamente non sarà utile a
sostenere una politica di sviluppo. Per quanto riguarda il personale abbiamo
già accennato come i costi del contratto di lavoro 2006 – 2007 dei dipendenti
degli Enti locali siano posti a carico dei rispettivi bilanci. Le assunzioni a
tempo indeterminato potranno, per ciascun anno, essere fatte nella misura del
20% della spesa relativa alle cessazioni avvenute nell’anno precedente (cioè un
assunto ogni 5 unità che sono andate in quiescenza). Inoltre per chi non ha
rispettato le assurde norme del Patto di stabilità 2006 scatta il divieto di
assunzione. Nelle norme che riguardano
gli Enti locali sono ancora presenti impronte centralistiche. Siamo ancora
lontani da una compiuta assunzione dei principi del Titolo V e dell’ art. 119
della Costituzione, che prevedono autonomia di entrata e di spesa nella piena
responsabilità ed autonomia degli Enti Locali. Sulla Legge Finanziaria e di
Bilancio si aprirà un confronto nel Parlamento e nel Paese. Forse può essere
l’occasione per recuperare, fra Autonomie locali e Governo, quell’utile
concertazione che fin’ora è mancata. Non si tratta solo di formulare un’elenco
di rivendicazioni, ma di cercare un confronto ed un colloquio per definire
insieme una linea di condotta riformatrice, in una situazione che impone una
trasparente gestione delle entrate e delle spese, la ricerca di un equilibrio
fra minori costi e risanamento, interventi selettivi a sostegno dell’economia e
dello stato sociale, rendendo protagonisti gli Enti locali. Da Viareggio ed in
ogni comunità locale vanno approfonditi alcuni punti e ricercate valide
soluzioni. I punti da approfondire sono: preparare un incontro con il Governo
per verificare, con concrete simulazioni sui bilanci dei piccoli, medi, grandi
Comuni e Provincie, l’impatto della Finanziaria e dei coefficienti proposti per
il Patto di Stabilità; richiedere l’attuazione dell’art. 119 della
Costituzione, sul federalismo fiscale, dando avvio sia ad una prima fase di
applicazione di compartecipazioni
dinamiche all’Irpef e all’Iva, (ricercando criteri premianti per gli
Enti virtuosi che evitano scelte di aumento del prelievo fiscale generale); sia
con l’accorpamento nell’Ici di tutte le imposte e tasse che gravano sugli
immobili; ridefinire la previsione degli investimenti triennali degli Enti
locali, evitando il pericolo di una loro preoccupante contrazione; definire un
più preciso coinvolgimento delle Autonomie locali ad alcuni progetti di
sviluppo ed in settori strategici delle politiche sociali; prevedere un
sostegno finanziario e normativo dei piccoli comuni e del loro associazionismo
per la gestione di servizi e funzioni; superare le pesanti sanzioni previste
per i numerosi Enti locali che nel 2006 non riescono a rimanere all’interno
degli assurdi tetti del Patto di Stabilità. Superare lo schema rigido del
blocco delle assunzioni. Permettere il libero utilizzo degli oneri di
urbanizzazione. La Legautonomie auspica un impegno unitario delle Associazioni
delle Autonomie locali, attenzione ed ascolto da parte del Governo e del
Parlamento per avviare riforme strutturali e soluzioni equilibrate
nell’interesse delle comunità locali e dei cittadini.