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Gli ordini professionali manifesteranno contro il decreto Bersani, il 12 ottobre a Roma per riconquistare la fiducia dei cittadini.

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di Luigi Berliri

Fuori dagli studi per informare la gente. Sarà questa la parola d’ordine degli ingegneri italiani presa nel corso del loro 51 Congresso in corso a Treviso. Una decisione maturata al termine di un’accesa tavola rotonda dal titolo “Iniziative delle categorie professionali dopo il decreto Bersani”. Nell’introduzione, Raffaele Sirica, presidente del Comitato unitario delle professioni (Cup), ha fatto appello ai rappresentanti delle professioni per manifestare in maniera compatta gli interessi delle categorie professionali, principalmente sul tema delle liberalizzazioni e della riforma degli ordini, piuttosto che perseguire iniziative individuali. Il Cup si riunirà il 14 settembre per decidere nel dettaglio le iniziative da adottare e ha indicato la data del 12 ottobre per una manifestazione nazionale degli ordini professionali, a Roma. Inoltre, il Cup proporrà un’iniziativa di legge popolare di riforma degli ordini, con l’obiettivo di presentare in parlamento 50 mila firme, “a dimostrazione che gli ordini vogliono la riforma”. Hanno immediatamente raccolto l’invito i geologi, che, attraverso il presidente di categoria, Pietro De Paola, hanno deciso di accettare la proposta del Cup di una manifestazione nazionale il 12 ottobre a Roma e di ritirare i propri rappresentanti da tutte le sedi tecnico-istituzionali per 60 giorni, come ha fatto il Consiglio nazionale degli ingegneri all’indomani della presentazione del decreto Bersani. “Dobbiamo comunque trovare vie diverse – ha sostenuto De Paola – rapportarci al mondo sociale che ci circonda: cosa che alle professioni manca. I cittadini non ci conoscono, non sanno che continuiamo a studiare, a formarci, anche quando abbiamo i capelli bianchi, a fare esperienza. Il paese si regge sull’economia intellettuale, per questo gli ordini sono organi ausiliari dello Stato. Dobbiamo farci portatori di un messaggio forte e sfatare il mito dell’arricchimento a scapito del popolo”. Ernesto Marciano, Presidente del Consiglio del notariato del Triveneto, ha lamentato i rischi per i cittadini derivanti dalle norme che aboliscono l’obbligo di certificazione notarile per i passaggi di proprietà di auto e motoveicoli, oltre alla confusione generata dalla riforma Iva del decreto Visco. Le tariffe minime, secondo Marciano, garantiscono soprattutto le nuove leve e i clienti, che sanno qual è il costo delle prestazioni. “Il notariato continuerà a seguire le strade istituzionali e le iniziative del Cup – ha detto Marciano – con un confronto franco e sincero sulla linea istituzionale, per appoggiare la proposta legislativa del coordinamento”. Ferdinando Luminoso, Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, è intervenuto sostenendo che “i politici sono sensibili soltanto a un dato, numerico: quello dei voti”. “Noi abbiamo uno scopo preminente – ha ricordato Luminoso – che è quello di recuperare consenso nel paese. Il 14 settembre saremo presenti alla riunione del Cup, anche con proposte concrete sul piano della comunicazione, perché siamo convinti che si debba avviare un processo informativo verso i cittadini. Se Sergio Romano, sul Corriere della sera, ci identifica come classe arretrata e ostacolo al progresso, significa che non abbiamo saputo trasmettere un’immagine positiva. La nostra manifestazione dev’essere l’occasione per riconquistare la fiducia presso i cittadini”. Roberto Orlandi, Presidente dell’Ordine degli agrotecnici, ha esordito ricordando che l’attuale situazione degli ordini è anche conseguenza della mancata riforma da parte del governo precedente. “Il Cup in questi anni non è stato con le mani in mano - ha spiegato - per esempio ha portato 5 mila persone a Napoli per chiedere che il Governo facesse la riforma. Il decreto Bersani ha enfatizzato i nostri difetti, il primo dei quali è l’incapacità di comunicare e quando lo facciamo, parliamo di cose interne. Dobbiamo imparare a parlare alla gente. I grandi quotidiani hanno dato grande enfasi alla riforma Bersani, ma quasi nessuno ha preso posizione a favore delle categorie professionali. Paghiamo oggi il vecchio modo di ragionare di un paese diviso tra industriali e lavoratori. Per un recupero d’immagine presso l’opinione pubblica ci vorranno anni e, se il decreto Bersani è il buongiorno, cosa dobbiamo aspettarci dalla Finanziaria? La nostra manifestazione deve mobilitare il popolo delle partite Iva”. Armando Zingales, Presidente dell’ordine dei chimici: “I chimici non esistono in questo paese perché si è deciso che la chimica è una cosa sporca: basti pensare alla chiusura della Dow a Marghera. Eppure l’industria chimica è strategica per un paese. In Italia prevale la mentalità da bottegaio: politica e lobby. I professionisti evidentemente non rappresentano una lobby sufficientemente forte. Non esiste una classe politica che abbia veramente a cuore l’interesse del paese: possiamo sfidarli a fare veramente la riforma, ma temo che non la faranno”.

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