DL BERSANI: E' UN CORTO CIRCUITO DELLA DEMOCRAZIA
di Luigi Berliri
Si apre con un attacco alla Bersani, il 51° Congresso Nazionale degli Ingegneri a Treviso. Il dito è puntato sulla riforma delle professioni liberali ma gli ingegneri puntano sulle proposte e non sulle proteste, facendo leva sugli skill del settore. Innovazione tecnologica e concorrenza i due temi al centro del confronto. Sul primo argomento il Consiglio nazionale degli Ingegneri vuole recuperare la storia dell’ingegneria italiana che vede protagonista l’ingegnere civile, sottolineando però che oggi la presenza del professionista è a 360 gradi, dall’industria all’informazione. “Guardare al futuro ed essere competitivi – sottolinea il Presidente del CNI, Ferdinando Luminoso – vuol dire investire soprattutto nei settori che in questi anni hanno visto l’ingegnere in primo piano, rispettivamente, il comparto aerospaziale, quello dell’ICT e delle nanotecnologie.” Per quanto concerne la concorrenza gli ingegneri sono consapevoli delle esigenze della società civile con la quale i professionisti devono confrontarsi e in tal senso manifestano la preoccupazione del metodo adottato dal Governo per il programma di riforma delle professioni contenuto nel Decreto Bersani che non ha tenuto conto della consultazione necessaria con gli Ordini. La preoccupazione riguarda soprattutto l’abolizione dei minimi tariffari, senza un’adeguata liberalizzazione del mercato che potrebbe compromettere la qualità delle opere pubbliche e del lavoro progettuale in generale. Non ci è piaciuto il metodo adottato dall'esecutivo. Il Governo e lo stesso Prodi, parlando a Caorle di scrostare gli ordini professionali, hanno manifestato un modus operandi e un lessico che trasmette la volontà di ghettizzare le professioni. Ma io mi auguro che il mondo politico subisca innovazioni forti quanto quelle che hanno vissuto gli ordini e mi auguro che si scrostino i settarismi e le ghettizzazioni. Noi non ci sottraiamo al confronto e rispettiamo le decisioni della politica, ma diciamo ad alta voce il nostro pensiero, più che di liberi professionisti di professionisti liberi. Sappiamo che esistono aree da modificare, sappiamo che è necessario una profonda e radicale trasformazione degli ordin, ma diciamo no alle ghettizzazion. Trovo umiliante che un lavoratore della conoscenza non debba essere considerato un lavoratore, quando fra 30 anni esisteranno soltanto lavoratori della conoscenza. Per questo sono sempre più necessari il lavoro, la cultura e la capacità di mettersi in discussione. Gli ingegneri sono pronti a farlo subito, lasciando ai politici le decisioni, ma fornendo le valutazioni, fatte di dati certi, su cui legiferare correttamente. Diciamolo subito: noi vogliamo la riforma degli ordini e delle professioni e mi auguro che questo congresso diventi occasione fondante per un processo di innovazione che sia non soltanto tecnico ma anche umano.“Tra l’altro – sottolinea il Presidente – il timore è che il Decreto Bersani diventi un viatico per smontare il sistema degli Ordini e non per una riforma delle professioni, che rappresenta invece un’esigenza condivisibile e condivisa dal Consiglio”. Pur condividendo le finalità del Decreto circa la necessità di offrire ai consumatori servizi competitivi e migliori e pur non avendo preclusioni di sorta sulle questioni della pubblicità e dei servizi multidisciplinari, Luminoso ha denunciato i molti problemi che l’abolizione dei minimi tariffari ha provocato, soprattutto nell’ambito dei lavori pubblici esaminando il binomio compenso-qualità della prestazione sotto vari profili evidenziando come l’assenza di consultazione tra Governo e Ordini, abbia prodotto diversi inconvenienti. “Odio la parola Concertazione - ha spiegato il presidente del Cni - ma non collaboreremo, se si degneranno di sentirci, di svolgere una funzione sociale affinché, al più presto, si giunga finalmente a una riforma delle professioni, che sia in grado di valorizzare effettivamente i lavoratori della conoscenza, abbandonando le posizioni di retroguardia culturale, che vorrebbero relegare i professionisti, a semplici tutori di nicchie di privilegio, negando loro l’importante ruolo che svolgono nel Paese. E per questo – ha concluso – non rifiuteremo di metterci in gioco e di procedere a riforme profonde al fine di creare un futuro alle nuove generazioni e non per difendere, a tutti i costi, il passato”. Per Paola Muratorio, presidente Inarcassa “il decreto Bersani e l'attacco alle libere professioni rappresenta un serio pericolo per la previdenza degli Ingegneri. La mancanza di lavoro e l'innalzamento del numero degli iscritti che non sono regolamentati in uno scenario di lavoro adeguato- spiega la responsabile della previdenza di ingegneri e architetti - rappresentano per qualsiasi ente previdenziale e per quelli professionali in particolare un serio pericolo. E siccome le misure del decreto Bersani a questo porteranno credo che l'Inarcassa corra pericoli seri di stabilità”. Per la Muratorio esiste la necessità di aprire un “grande tavolo che rappresenti tutte le voci delle libere professioni. A questo tavolo – spiega – dovrebbero sedere gli ordini, i sindacati di categoria e le casse di previdenza. Da questo incontro dovrebbe uscire una voce comune”. Per Maurizio Sacconi (FI) ex sottosegretario al Welfare nella scorsa legislatura “ci troviamo in una situazione di corto circuito democratico. Si sentono Cgil, Cisl e Uil e non si sentono le categorie interessate. Per non dimenticare il modo nel quale Prodi ha operato per far approvare misure così importanti: nessuna consultazione, decreto legge e quindi fiducia. Adesso – ha aggiunto Sacconi – gli ordini debbono rimediare a questa deregolazione con proprie norme deontologiche proprio per mantenere la professione ancorata alla deontologia. E se non si arriverà a far cambiare rotta al governo..allora sarà la piazza a dire la sua”. La sala si è infiammata e sono volati i primi fischi alle parole di Paolo Giaretta sottosegretario al ministero dello sviluppo che ha giustificato l'operato dell'esecutivo affermando che “è necessario un profondo cambiamento per l'apertura dei mercati”. Riferendosi poi all'abolizione delle tariffe minime ha aggionto che “è puramente virtuale perché tutti sanno che si agisce spesso in derogra dei minimi tariffari”.