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Dodici mesi di attesa per crescere

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Mario Schiavon

La decisione del Consiglio dei ministri del 31 agosto scorso che ha preso in esame lo schema di decreto legislativo per l’istituzione di ordini e albi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitativa, tecnico sanitaria e della prevenzione, approvando un disegno di legge che proroga per dodici mesi i termini di delega al Governo per la disciplina della materia è degna di qualche approfondimento. Molte sono state le prese di posizione di rappresentanti interessati, generalmente tutte critiche e per questo riportate dalla stampa. Molti sono stati gli elementi che sono stati attestati come beneficio da una più rapida trasformazione di queste professioni in ordini, prima fra tutte la maggiore efficienza e qualità del servizio, al passo con gli standard europei. Eppure, sia l’Autorità Generale di Vigilanza della Concorrenza e del Mercato, l’Antitrust, che l’Unione Europea paiono essere contrari ad accelerare la riforma degli ordini professionali che, recentemente, il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella - che ha in materia una competenza specifica sia sul piano istituzionale sia sul piano tecnico – ha dichiarato essere determinante per avvalersi di quelle innovazioni idonee ad avvicinare il sistema italiano agli indirizzi dell’Unione europea. I profili sanitari cui si riferisce la Legge 43/2006, in effetti, trovano una loro definizione legislativa definitiva solo con questo recente atto normativo e potrebbe preoccupare una loro impreparazione ad un esercizio dell’attività assolutamente competitivo a livello nazionale ed europeo favorendo quel tessuto associativo che è ancora allo stato iniziale anche per ordini professionali di più lunga tradizione e consolidamento. C’è da augurarsi che i dodici mesi previsti dall’Esecutivo siano sufficienti a queste professioni per creare “un’idonea aggregazione tra famiglie professionali sulla base di matrici comuni e di analoghe esperienze, così evitando quella frammentazione tipologica che finisce per rimarcare chiusure corporative”, secondo le parole del Ministero della Giustizia, che motiverebbero i timori di Antitrust, Commissione Europea e di qualche cauto ministro del Governo Prodi. L’esperienza libero-infermieristica di uno degli enti istituiti con il D.Lgs 103/1996 che rappresento potrà essere in tal senso emblematica.

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