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PROFESSIONI SANITARIE: STOP AI NUOVI ORDINI. NO DI RUTELLI, AMATO, BONINO E D'ALEMA.

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di Luigi Berliri

Stop in Consiglio dei ministri alla proposta del ministro della Salute Livia Turco di approvare un decreto legislativo di attuazione della riforma degli ordini professionali varata dalla Cdl per creare 5 nuovi ordini relativi alle professioni sanitarie. Si trattava degli ordini per infermieri, ostetrici, riabilitatori, tecnici-sanitari e esperti della prevenzione. Il confronto, a quanto si è appreso,  avrebbe occupato a lungo la riunione del governo. Alla fine,  passata l'idea di varare solo la proroga per un anno della delega al ministro della Salute. Ma niente nuovi ordini. Lo stop è arrivato in prima battuta dal vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli, al quale si sarebbero associati anche i ministri D'Alema, Amato, Bonino. A favore dei nuovi ordini sarebbero stati altri ministri, insieme alla Turco. Chi diceva no al decreto sottolineava che il governo non avrebbe potuto varare nuovi ordini professionali mentre il ministro Mastella lavora alla riforma della legge 'Vietti' (la numero 43, varata dalla Cdl a febbraio di quest'anno). Una riforma che punta invece a ridurre e razionalizzare gli ordini professionali. Una tesi che alla fine è prevalsa, portando al  no al decreto legislativo. Così il Governo avrà tempo fino al 4 settembre 2007 per affrontare, come ha detto la Turco,  ''con attenzione la materia, insieme alle diverse professioni, e per ricollegare la regolamentazione del settore all'interno della annunciata più ampia riforma di tutti gli Ordini professionali italiani. Abbiamo mantenuto l'impegno preso a fine luglio - afferma la Turco - per fare un buon lavoro insieme ai 500.000  professionisti sanitari interessati al riordino dei loro Ordini e  Albi, atteso ormai da tanti anni”. Ma nonostante le parole del ministro, di fatto, le professioni sanitarie dovranno attendere ancora per avere i loro albi. Sempre che si arrivi a vararle.  “Avvisaglie di questa contrarietà da parte del Centrosinistra – fa notare la relatrice del disegno di legge al Senato, Rossana Boldi (Lega) – si erano avute anche nel corso del  passaggio parlamentare a Palazzo Madama. Ricordo infatti – aggiunge - che alla Camera, Pierluigi Mantini, responsabile per le libere professioni della Margherita, si era adoperato per far votare ai suoi il provvedimento ma quando il disegno di legge è arrivato da noi, i rutelliani  si sono astenuti. E come si sa al Senato, l’astensione, è voto contrario. Credo – aggiunge la Boldi – che il comportamento del Governo sia molto scorretto. Esiste una legge dello Stato che non si vuole far applicare. E questo dovrebbe far riflettere chi come gli infermieri penso abbia in larga parte votato il centrosinistra”. Replica Mantini. “Ma quale disegno affossatore. L’Unione si è impegnata e i decreti delegati si faranno. D’altra parte – aggiunge – il coniglio dei ministri ha approvato la proroga. E le polemiche non aiutano”. Annalisa Silvestro, presidente della Federazione Nazionale Collegi Infermieri (Ipasvi), non ci sta. “Siamo delusi dell’ulteriore rinvio – commenta – e stiamo analizzando le posizioni assunte da alcune forze politiche del Governo, che forse non hanno compreso appieno la differenza che c’è tra il tema della liberalizzazione del mercato e quello della necessaria tutela della salute dei cittadini attraverso le prestazioni di professionisti regolamentati, verificati e valutati da un Ordine professionale orientato su valori deontologici e di alta competenza professionale”.  Il Comitato centrale della Federazione degli infermieri mantiene comunque alta l’attenzione non solo sulla questione ordinistica, ma su tutti i contenuti della legge 43/06, nella prospettiva di una irrinunciabile valorizzazione della formazione specialistica, volta ad assicurare la qualità dei servizi sanitari offerti al cittadino.

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