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La Lapet chiede il conto allo Stato

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Richiesta di procedura d'infrazione contro l'Italia sull'assistenza fiscale negata ai tributaristi

Il presidente della Lapet, Roberto Falcone, parte all'attacco dello Stato indirizzando alla direzione generale Mercato interni e servizi della Commissione Europea un espo-sto per chiedere di applicare l’articolo 226 del Trattato europeo. Intervento necessario secondo il presidente dell’associazione nazionale dei tributaristi, dal momento che nell’ordinamento italiano l’attuale disciplina delle attività di assistenza fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti comporta il permanere di ingiustificate restrizioni alla concorrenza, già segnalate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato lo scorso 29 novembre 2007. Nel febbraio 2007 la Lapet aveva infatti evidenziato al Garante l’anomalia esistente nella normativa italiana, passata dal monopolio dei Caf, soli abilitati all’assistenza fi-scale, all’oligopolio con l’aggiunta di poche altre categorie professionali, con l’assurda esclusione dei tributaristi. “Le competenze all’assistenza fiscale – spiega Falcone alla Commissione europea – devono invece spettare, su base normativa, a tutti i soggetti che sono abilitati alla tra-smissione telematica delle dichiarazioni fiscali, tra cui appunto i tributaristi. L’esclusione rappresenta uno svantaggio concorrenziale per chi ingiustamente non viene abilitato all’assistenza fiscale con grave danno economico e professionale”. Nell’esposto, infatti, il presidente Falcone mette in luce come “l’attuale quadro nor-mativo violi il diritto comunitario e si venga a costituire una distorsione della concor-renza sotto gli aspetti già considerati dall’Autorità garante nel lontano 1999”. A questo si aggiunge anche il fatto che la normativa in questione è già stata sottopo-sta al vaglio di legittimità della Corte di Giustizia delle Comunità europee, e dichiara-ta incompatibile con il diritto comunitario. “L’iniziale esclusiva ai Caf – rammenta il presidente della Lapet – è stata interpretata dalla Corte di Giustizia come una restri-zione alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione di servizi vietata dal diritto comunitario nel marzo 2006. Pertanto, l’Italia si è affrettata a rivedere la norma e-stendendo l’assistenza fiscale anche altre categorie ma, inspiegabilmente, non a tutte quelle ricomprese nell’elenco dei soggetti abilitati”. Tuttora la Lapet non riesce a comprendere la ragione di questa decisione. “Nel mo-mento in cui si poneva mano al provvedimento – secondo Falcone – era opportuno ri-solvere in toto l’anomalia”. E oggi l’associazione non può che chiedere alla Commissione europea di prendere at-to della palese violazione del diritto comunitario da parte dell’Italia e di “adottare le opportune iniziative per far cessare tale violazione”.
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