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Studi di settore, comincia un altro anno di monitoraggio

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La Lapet ha vinto la battaglia

Studi di settore, un altro anno di monitoraggio per l’UK06U. È stata accolta la proposta della Lapet. Il delegato della commissione esperti Studi di settore per conto dell’associazione nazionale dei tributaristi, Giuseppe Tricoli, si è presentato con le idee chiare all’incontro alla Sose di Roma presso l’Agenzia delle Entrate. Nella relazione che Tricoli aveva già fatto pervenire nei giorni scorsi c’era infatti un preciso aut aut: un altro anno di monitoraggio per lo studio di settore relativo ai professionisti che svolgono attività con il codice 69.20.13, ex 7412C, ovvero servizi forniti da revisori contabili, periti, consulenti ed altri soggetti che svolgono attività in materia di amministrazione, contabilità e tributi, altrimenti il parere negativo. “Non avremmo mai potuto dare il nostro assenso al prototipo che ci è stato presentato lo scorso 18 gennaio – dichiara il delegato Lapet – e avremmo votato no all’eventuale approvazione dello studio al fine di permettere un’adeguata difesa dei nostri associati in sede di contenzioso tributario”. Diverse le ragioni addotte dai tributaristi della Lapet. Innanzitutto gli indicatori che hanno portato alla realizzazione del prototipo, tra cui l’anzianità professionale suddivisa in tre fasce dall’inizio dell’attività (da zero a tre anni, da tre ad otto anni e da oltre otto anni in su) senza tener conto del periodo molto più lungo di preparazione ed esperienza, che solitamente precede l’avvio effettivo dello studio. Poi, la definizione di schemi prestabiliti in termini di modalità di esercizio, impossibili per queste professioni, che necessariamente non possono seguire un modello applicabile in tutte le situazioni. Infine, poca rispondenza con la realtà effettiva degli studi dei soggetti ricompresi nel nuovo codice 69.20.13, anche per quanto riguarda i “praticanti”, a cui il professionista dedica il suo tempo sottraendolo all’attività di studio e dunque non potendone recuperare nulla in termini economici. Aspetti a cui se ne aggiungevano diversi altri di carattere tecnico che hanno reso inevitabile la richiesta di prolungare di un altro anno il periodo di monitoraggio. “Il monitoraggio – commenta Giuseppe Tricoli – è la strada più giusta per una migliore e più dettagliata descrizione dell’attività svolta, anche perché rispetto al precedente studio, quello presentato l’ultima volta ha subìto modifiche piuttosto rilevanti. Dunque, l’Agenzia delle Entrate, accordando la nostra istanza ci ha dato ancora una volta prova di apertura e di effettiva volontà di collaborare con i professionisti. Adesso – conclude Tricoli – questa nuova fase di monitoraggio sarà utile a tutti per scattare una più nitida fotografia dei nostri studi, sulla base di elaborazioni che corrispondono alle realtà economiche”.
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