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La giustizia è al tracollo, c’è poco da celebrare

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Lo ha sottolineato il presidente dell’Oua, Michelina Grillo, all’inaugurazione dell’Anno giudiziario

La povertà di mezzi e di risorse della giustizia italiana - ha detto la Grillo -non deve più rappresentare un comodo alibi. E anche i giovani avvocati non risparmiano durissime critiche al sistema giudiziario attuale. “L’avvocatura, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario – ha spiegato la presidnete dell'Oua - potrebbe benissimo tacere anzi, forse sarebbe proprio il silenzio il miglior commento al nulla e alle approssimazioni che hanno caratterizzato gli ultimi mesi della Giustizia in Italia. Se l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dismesse le sempre più stanche ritualità, dovesse finalmente trasformarsi in un momento di riflessione alta e pacata sullo stato della Giurisdizione, il silenzio si dovrebbe ritenere un atto dovuto perchè ci confrontiamo con una realtà in perenne emergenza, sempre meno capace di tutelare efficacemente i diritti dei cittadini, di garantire la certezza delle regole in tempi ragionevoli come è essenziale per un’economia avanzata e che fonda la sua stessa sopravvivenza quotidiana sulla supplenza culturale e materiale degli avvocati. Ma abbiamo deciso di esserci, nel solco della più nobile tradizione liberale, per tenere salda la barra del timone ed offrire un contributo fattivo e concreto. La povertà di mezzi e di risorse non deve più rappresentare un comodo alibi e nessuno, tra coloro che disinteressatamente languono nella palude dell’indifferenza, deve più sentirsi al sicuro. Vogliamo portare la testimonianza di una diversa consapevolezza: dalle associazioni della magistratura, dei dirigenti, dei giudici onorari sono venuti all’Oua adesioni ed incoraggiamenti per perseguire corretti obiettivi di risanamento, di trasparenza, di responsabilità”. Facendo poi riferimento alla crisi politica in corso in questi giorni, ha espresso il disagio e la grande preoccupazione degli avvocati per l’ennesimo conflitto attorno al tema della Giustizia, “spiccano in questa fase storica – ha continuato - la superficialità, gli espedienti, la perdita di credibilità morale, le condotte ancillari verso i poteri forti. Le strumentalizzazioni sono ancora una volta la cifra del dibattito sulla Giustizia e il caos di questi ultimi giorni non ne è che l’ennesimo corollario: è paradossale che la nostra disastrata giurisdizione abbia la forza di mandare in crisi un governo. Ancora una volta, l’ennesima in oltre ormai quindici anni, la giustizia si trova al centro delle cronache e dell’attenzione del Paese per un rinnovato scontro di potere, che oggi viene definito tra “caste”, fra la ‘politica’ e la magistratura, fatto di riforme non fatte, di riforme pavide e deboli, di controriforme. L’Avvocatura, interprete dei diritti dei cittadini, ha da anni lamentato questo perdurante stato di cose in uno scenario in cui il Ministro Guardasigilli ha ritenuto dovere rassegnare le proprie dimissioni per meglio difendersi dalle accusi penali rivoltegli, dopo che lo stesso aveva indecorosamente acconsentito ad una acritica controriforma dell’ordinamento giudiziario -impostagli dalla magistratura associata - con grave mortificazione non solo dell’ammodernamento del sistema, ma anche delle timide aperture alla partecipazione istituzionale degli avvocati al governo della giurisdizione”. Michelina Grillo ha concluso, rilanciando la proposta di una “Costituente per la Giustizia”, fatta nel corso dei lavori della V Conferenza Nazionale dell’Avvocatura, tenutasi a Roma l’ottobre scorso. «Serve una nuova filosofia bisogna ripristinare un rapporto fisiologico e positivo tra i poteri dello Stato, ridurre al minimo le incomprensioni e potenziare un dialogo costante e costruttivo, nel rispetto dei ruoli affidati dalla carta costituzionale. Per questa ragione abbiamo lanciato nei mesi scorsi, trovando consensi trasversali, l’idea di una “Costituente per la giustizia” per mettere a confronto tutti gli operatori del settore e per analizzare i problemi che affliggono la giurisdizione, così costruire una rete di proposte per uscire da questa vera e propria emergenza democratica». Dall'altra parte, suona altrettanto polemico il documento diramato dalla giunta dell'Aiga. «Come ogni anno», si legge, «un sistema giudiziario impermeabile a ogni miglioramento riproduce il momento celebrativo, identico da decenni, nelle forme e nei contenuti, dell'apertura dell'anno giudiziario, evento privo di senso pratico e obiettivi per tutti». «I giovani avvocati», continua il documento, «non si aspettano nulla da una liturgia apparentemente aperta a tutti i cittadini, ma in realtà riservata al solo ordine giudiziario, con la partecipazione interessata della politica, unico interlocutore della magistratura nelle scelte in materia di giurisdizione». «E non possono che confermare», conclude la giunta Aiga, «la loro decisione di disertare le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario. Non rinunciano, tuttavia, a rivolgere l'ennesimo appello alla classe politica affinché, responsabilmente, affronti i nodi centrali della riforma del sistema giudiziario con una logica nuova, rifuggendo dalle sterili contrapposizioni sulla giustizia penale e guardando piuttosto a iniziative, in primis la razionalizzazione dei riti civili, idonee a garantire l'interesse dei cittadini»
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