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SFILA A ROMA LA RABBIA DEI PROFESSIONISTI. E A SETTEMBRE SI REPLICA

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Di Elisa Pastore

I professionisti promettono un settembre nero per il Governo. Non si arresta infatti la lotta dei liberi professionisti contro il decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Oggi la decisione, ventilata in passato, è stata presa: dopo l’estate di ricomincia. Ad iniziare da una nuova grande manifestazione. Dopo una giornata intensa, iniziata con un corteo ai Fori Imperiali e culminata nell'incontro tra una delegazione di manifestanti e il presidente della Camera Bertinotti, i delegati delle diverse categorie professionali (con in testa farmacisti e avvocati) si sono ritrovati all'Auditorium della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, per una conferenza stampa finale e un bilancio di questo primo ciclo di mobilitazione. Maurizio De Tilla, presidente della Cassa Nazionale e grande promotore di questa giornata di mobilitazione unitaria, lancia l'appuntamento di settembre, quando, annuncia, “ci sarà una nuova grande mobilitazione nella quale pensiamo di portare in piazza decine di migliaia di persone. Scendiamo in piazza - ha ribadito - finché non si modifica il decreto”. Malgrado la sbandierata unità, tuttavia, nella sala dell'Auditorium si respira una certa preoccupazione per il futuro del neonato movimento di lotta. I farmacisti, o almeno i massimi dirigenti di Federfarma, hanno disertato sia l'appuntamento di questa mattina che la conferenza stampa finale: “Avrei voluto - sottolinea De Tilla - che il presidente dei farmacisti fosse qui, ma loro stanno subendo le pressioni di un'autorithy vicina al governo. Stiano tranquilli – ha concluso - che li difendiamo noi avvocati gratuitamente”. Quasi tutti i presenti, interpellati, ammettono confidenzialmente di avere poche o nessuna speranza di una concreta modifica al decreto Bersani, e questo porta inevitabilmente a scompaginare le fila delle categorie. “Eravamo 2.500 oggi in piazza – tenta di rincuorare gli animi De Tilla - e tutte le professioni erano fortemente rappresentate. Certo - ammette - è difficile per molti venire a Roma a manifestare, specie in un corteo organizzato in pochi giorni, con l'autorizzazione data solo poche ore prima. Tuttavia - ha concluso - siamo stati dignitosi e composti, più disciplinati delle forze dell'ordine, e abbiamo ben rappresentato due milioni di professionisti italiani”. Le poche speranze di modifica delle norme contestate si fondano ora sui due pareri di incostituzionalità del decreto stesso, firmati da due illustri giuristi e recapitati oggi a Bertinotti e, indirettamente, al presidente della Repubblica Napolitano. “Soprattutto – ha sottolineato De Tilla - si contesta l'incostituzionalità della mancanza assoluta di concertazione, sia prima che dopo l'elaborazione del decreto. Abbiamo denunciato a Bertinotti la deriva democratica a cui assistiamo, con un governo che decide a colpi di decreti e di voti di fiducia”. A parlare sono stati anche i rappresentanti delle altre categorie, a partire da Michelina Grillo, presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura (Oua), che ha rilanciato la necessita' di un cantiere unitario per la riforma delle professioni. Mentre Raffaele Sirica, presidente dell'Ordine degli Architetti e leader del Cup, il Comitato Unitario Permanente di ordini e collegi professionali, ha rivendicato la scelta, pressoché inedita, di manifestazioni di piazza collettive, perché “non avevamo scelta, dovevamo per la prima volta nella storia scendere in piazza per essere ascoltati su temi che riguardano tutti. Su di noi - ha concluso - c'e' un pregiudizio, siamo stati descritti come gli untori, e solo così possiamo avere l'attenzione dell'opinione pubblica”. Contrari al metodo con cui e' stato concepito il provvedimento, i geologi, per bocca del loro presidente Pietro De Paola, hanno protestato anche loro oggi contro un decreto che "colpisce innanzitutto i cittadini. L'eliminazione delle tariffe minime infligge un colpo mortale agli standard di qualità dei servizi professionali - spiega - anche in settori come quello della tutela del territorio in cui la prevenzione e quindi la capacità dei professionisti possono incidere profondamente per arginare fenomeni preoccupanti come il dissesto idrogeologico e la pericolosità sismica". Usa lo stesso tono anche Amos Giardino, segretario del collegio dei periti industriali di Torino: "Noi progettiamo impianti - fa sapere - con il decreto Bersani la parte progettuale può essere ridotta sia nella qualità che nella sicurezza. Si mette in campo una concorrenza sfrenata - spiega -  a favore dei grandi gruppi industriali legati a Confindustria, quelli che possono investire di più in pubblicità e quindi lavorare". Parole dure anche da parte di Marina Calderone, presidente dell'ordine nazionale dei consulenti del lavoro: "Garantiamo il corretto versamento delle imposte di molte lavoratori italiani - dice - non siamo d'accordo con le nuove scadenze fiscali fissate  nel decreto".  ”. Polemico con il Governo è anche Bernardino Cantalini, presidente del Consiglio nazionale dei Periti industriali. “Abbiamo incontrato Prodi alla fabbrico del programma – ricorda Canalini – e in tale circostanza abbiamo rappresentato le aspettative dei Periti Industriali per gli interessi superiori del nostro Paese. Ora ribadiamo che a nostro avviso appare assolutamente necessario che, prima di ogni cosa, questa nuova legislatura focalizzi le reali necessità del Paese e della sua economia. Tra queste, prioritaria è la riforma dei percorsi scolastici ed universitari e degli ordinamenti professionali. Prodi ci aveva assicurato il suo interessamento per le nostre richieste. Questo è il risultato una volta raggiunto palazzo Chigi!!” Ma veniamo alla manifestazione di questa mattina. Una marcia breve e insolita quella che in via dei Fori Imperiali che ha visto professionisti di tutta Italia uniti contro  il decreto Bersani. Metodo, tariffe e preoccupazione dell'abbassamento della qualità del lavoro a discapito dei cittadini: sono queste le contestazioni principali portate avanti dalle libere professioni in piazza contro il decreto. Una manifestazione unitaria che ha contestato, in particolare, la mancata concertazione tra Governo e settori professionali e ha chiesto un tavolo di confronto per una “vera riforma delle professioni che tuteli i diritti dei cittadini e la qualità delle prestazioni”. Avvocati, farmacisti, geologi, ingegneri e consulenti del lavoro si sono dati appuntamento a Roma, davanti al Colosseo, per ribadire il loro ''no'' ad un decreto del Governo Prodi che da giorni anima settori diversi di lavoratori. “Bersani, Bersani, dal lavoro giù le mani”, è stato il coro che ha accompagnato tutta la manifestazione, scandita da qualche tamburello dei professionisti siciliani e campani e dal  rumore di bottigliette d'acqua riempite con sassolini, il  massimo del frastuono concesso dalla protesta.  Un corteo ordinato e pacato, fatto da lavoratori in giacca e cravatta, gonne e tacchi per le donne con l'unica eccezione dei Farmacisti. Soltanto un breve momento di agitazione quando, giunti  davanti la sede della provincia di Roma, un gruppetto di  manifestanti ha contestato la presenza di una bandiera del  Sindacato lavoratori della comunicazione (Slc), togliendo subito dopo il vessillo e provocando la reazione di una decina di lavoratori dello spettacolo che contemporaneamente stava  protestando di fronte a palazzo Valentini. Qualche scambio di  battute e la situazione è tornata alla normalità. Cartelli e striscioni hanno colorato il corteo, tra cui anche quello con su il disegno del presidente del Consiglio Romano Prodi, vestito come Cappuccetto rosso ma con la coda da lupo davanti ad un'anziana nonnina con tanto di bastone e camice bianco da farmacista sventolato di farmacisti di Palermo. “Non svendete la giustizia. Non uccidete la libertà”, è lo striscione portato dall'Unione Italiana Forense; ma anche “il diritto di difesa non è in vendita”. In testa al corteo, insieme a De Tilla, Maria Grazia Siliquini, responsabile per le professioni di An e autrice della riforma dell’accesso alle professioni del governo Berlusconi. “Con la mia presenza – dice la Siliquini - voglio esprimere solidarietà e sostegno a tutti i professionisti che oggi, giustamente, si sono uniti per protestare a gran voce contro il decreto Bersani, demagogicamente indicato come liberalizzazione. Il provvedimento varato dal governo Prodi – spiega l’esponente di AN – oltre a contenere una parte fiscalmente oppressiva nei confronti di tutti i cittadini italiani, ne contiene un’altra espressamente punitiva nei confronti dei lavoratori autonomi, dei professionisti, di quelli che Fini definisce il popolo della partita Iva. Cosa sperava Bersani? Che farmacisti, avvocati, commercialisti, dentisti, ragionieri, ingegneri, notai, periti industriali, ecc. non se ne accorgessero?” .

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