Inutili le olte di firme nelle piazze
Il relatore del ddl Mastella, Pieluigi Mantini avverte il Cup: dateci il testo e basta!
L’idea che il Cup, il comitato unitario delle professioni, scenda in piazza per raccogliere le firme necessarie per la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare non va proprio giù a Pierluigi Mantini. L’esponente della Margherita, e relatore del disegno di legge di riforma delle professioni anche in passato non ha nascosto la sua irritazione per l’iniziativa del Presidente Raffaele Sirica. E anche ieri, dopo l’audizione nelle Commissioni riunite Giustizia e Attività Produttive della Camera, non ha mancato di bacchettare l’iniziativa. “Sarebbe bene – ha avvertito - che il Coordinamento unitario delle professioni consegni alle commissioni del Parlamento il testo della propria proposta di riforma, che siamo pronti a valutare con interesse, anziché pensare ad eventuali raccolte di firme nelle piazze”. Comunque è ancora ricca di sfumature, e praticamente negativa, la lettura che gli ordini professionali hanno fatto del disegno di legge di riforma. Sostanzialmente diverso invece il parere di altri organismi, come ad esempio la Conferenza Stato-Regioni, che al contrario ha giudicato il provvedimento “nel complesso condivisibile” chiedendo però maggiore autonomia delle Regioni nel rispetto dell'ordinamento nazionale che compete al Parlamento e “una presenza più forte delle Regioni nell'ambito della formazione e dell'inserimento dei giovani professionisti nel mondo del lavoro”. È ancora sospeso il giudizio del Cup, il quale, pur bocciando il testo di riforma, ha annunciato di volersi esprimere nelle sedi istituzionali al termine dell'ascolto dei pareri di tutti gli ordini da parte delle Commissioni parlamentari preposte. Questa una prima fotografia del secondo giorno del ciclo di audizioni sulla riforma delle professioni, nelle Commissioni riunite Giustizia e Attività Produttive della Camera ha registrato la presenza del Consiglio nazionale forense, della Conferenza Stato-Regioni, dei notai e del Cup, il Comitato unitario delle professioni. Il mondo forense, ha premesso il presidente del Cnf Guido Alpa, “guarda con preoccupazione a una riforma della professione affidata allo strumento della delegazione legislativa. Infatti - ha ribadito Alpa, - la migliore opzione per un provvedimento di riforma rimane quella del percorso autonomo, caratterizzato da un apposito ddl per la professione forense, idoneo a riconoscerne la specificità e il rilievo costituzionale”. Numerosi i capitoli toccati da Alpa. Tra questi le problematiche legate all'accesso, per il quale ha suggerito di 'inserire anche un riferimento 'alle attività professionali destinate ad incidere sui diritti costituzionali fondamentali'. Sulla possibilità di trasformare gli ordini in associazioni, Alpa ha voluto fare un richiamo alla 'ragionevolezza': la legge dello Stato, ha osservato, 'dovrebbe provvedere direttamente a trasformare un ente pubblico non economico, quale e' un ordine professionale, dotato comunque di un'autonomia in un'associazione privata, e insieme determinare la nascita di associazioni private. Il che - ha sottolineato - appare difficile, senza incidere sulla libertà garantita dall'articolo 18 della Costituzione'. Diverso il parere della Conferenza Stato Regioni: “noi - ha spiegato Tiziano Salvaterra, delegato per le professioni - condividiamo il ddl Mastella, ma allo stesso sollecitiamo una più incisiva presenza delle Regioni nel rispetto dell'ordinamento nazionale che compete al Parlamento e una presenza più forte delle Regioni nell'ambito della formazione e dell'inserimento dei giovani professionisti nel mondo del lavoro. Inoltre - ha chiesto Salvaterra, - sarebbe opportuno che l'organizzazione delle professioni abbia anche un carattere regionale, al fine di facilitare il dialogo con le varie categorie per lo sviluppo della comunità”. Precise anche le indicazioni fornite dal Consiglio nazionale del notariato. Dopo aver elencato “i tanti fatti concreti finora realizzati nel nostro alveo - ha spiegato il presidente Paolo Piccoli - auspichiamo che la riforma tenga conto della tutela della pubblica funzione - che colloca il notaio al centro del rapporto tra società, mercato e regole - il radicamento sul territorio, la definizione di un numero programmato adeguato al volume degli affari e alle esigenze dei cittadini, la fissazione di una tariffa certa e la questione delle competenze riservate”. Da ultimo il presidente del Cup Raffaele Sirica, si è riservato di “intervenire in sede di Commissione al termine del ciclo di audizioni per presentare un documento condiviso da tutti gli ordini che fanno riferimento al Coordinamento”. Pierluigi Mantini, esponente della Margherita, e relatore del disegno di legge di riforma, ha definito la seconda giornata di audizioni “un confronto utile, nell'ambito del quale ho ascoltato relazioni che condivido. Le Regioni – ha spiegato Mantini - hanno sottolineato il proprio ruolo come enti di governo dei territori e di programmazione economica. Anche se – ha aggiunto - non può essere accettata sotto il profilo costituzionale la richiesta di un'intesa tra Stato e Regioni nella futura emanazione dei decreti delegati, poiché – ha osservato il relatore del disegno di legge - la delega è data dal Parlamento al Governo”. Altrettanto condivisibili vengono giudicate le relazioni di avvocati e notai, “che hanno posto problemi veri e in buona misura noti; tutti temi che vanno approfonditi con serietà, anche per definire meglio la delega. In ogni caso – ha concluso - rinnovo all'opposizione l'invito di dar vita a una riforma largamente condivisa, anche perché, come si vede, la politica delle spallate non porta a nulla”. Ma dalla Cdl, dopo il giudizio negativo di Maria Grazia Siliquini, responsabile per le libere professioni di An (vedi notizia del giorno del 30 marzo), è arrivata anche la bocciatura di Michele Vietti, responsabile economico e portavoce dell'Udc. “'Al momento – ha spiegato - non vedo le condizioni politiche per arrivare rapidamente a una riforma condivisa. Le audizioni confermano il nostro giudizio negativo sulla proposta del governo per l'assoluta genericità sul punto della distinzione tra ordini e nuove professioni e sul concetto di razionalizzazione degli ordini, che rimane assolutamente vaga”.