Basta con un Governo prigioniero dell’Anm
Oltre il 95% dei penalisti ha incrociato le braccia nel primo dei tre giorni di sciopero programmati dall'Ucpi per protestare contro la politica del Governo sulla giustizia
“Sulla giustizia il governo è prigioniero dell'Anm, che dimostra una prepotente invadenza nella vita politica. È questo il problema dei problemi perché finché sarà così, le cose andranno molto male e la nostra sarà una battaglia contro i mulini a vento. È arrivato il momento di dire basta”. Il presidente dell'Unione delle Camere Penali, Oreste Dominioni, non usa giri di parole per lanciare il suo affondo contro la politica della giustizia messa in campo dal governo e contro il sindacato delle toghe che la ispira. Una restaurazione per quel che riguarda le ipotesi di modifica del codice di procedura penale, intervenendo al convegno organizzato nel primo dei tre giorni di astensione dalle udienze, che registra un'adesione massiccia, oltre il 95%, svuotando le aule giudiziarie. “Dal Governo – ha rilevato il leader degli 8.500 penalisti italiani - tracima una concezione autoritaria della giustizia, di cui l'Anm è portatrice. E' molto grave. La protesta non è su una singola tematica, ma su una serie di questioni che si legano e coprono tutta la politica della giustizia. Il problema dei problemi è la prepotente invadenza dell'Anm nella vita politica che riguarda la giustizia. La prima cosa da fare – ha detto Dominioni parlando ai colleghi e politici riuniti nell'Aula Magna della Corte d'Appello di Roma - è combattere contro questa presenza politica prepotente dell'Anm". Dominioni ha citato l'esempio dell'ormai nota circolare Maddalena, quella in cui il procuratore di Torino stabilisce che deve essere data precedenza ai procedimenti che non sono destinati a concludersi con un nulla di fatto per l'intervento dell'indulto. "Una grave minaccia all'equilibrio politico istituzionale", ha avvertito spiegando che così "il capo di una Procura fa il legislatore, per giunta costituzionale". "A Torino - denuncia ancora il leader dei penalisti - non c'è più una Procura della Repubblica, ma una Repubblica. Ma tutto ciò – ha lamentato ancora il presidente dell'Ucpi - è possibile nell'inerzia del potere politico, che lascia alla magistratura la possibilità di arrogarsi il diritto di fare politica e di scrivere le leggi. Non ci facciamo illusioni sulle intenzioni del Csm, che chiuderanno la pratica aperta sostenendo che non potere sulle Procure – ha aggiunto Dominioni, che ha rivolto per questo “un appello ai parlamentari perché investano del caso il Governo”. Sono pronto a farlo - è l'impegno che ha preso Enrico Buemi (SDi) - ma dobbiamo essere grati a Maddalena: con una scelta non ipocrita ha messo in luce quello che avviene in tutte le Procure, la discrezionalità nell'esercizio dell'azione penale”. E l'ingerenza dell'Anm nella politica del governo è stato il leit motiv degli interventi dei parlamentari presenti nell'Aula Magna della Corte d'Appello capitolina. “Mastella si è consegnato fin dall'inizio all'Anm - secondo Giuseppe Valentino (An) - ha accantonato le esigenze di 200 mila avvocati, scegliendo come interlocutore privilegiato solo l'Anm”. “Mastella è ostaggio dell'Anm – gli ha fatto eco il Radicale Daniele Capezzone, che poi ironicamente ha aggiunto: “Non scegliamo però la linea della fermezza, sennò non lo rilasciano. Mi auguro che i sequestratori siano ragionevoli”. La strada da seguire per fare in modo che “la magistratura non sia più una corporazione politica - secondo Gaetano Pecorella (Fi) - è quella di arrivare alla separazione delle carriere tra giudici e pm. Non è una questione corporativa, è una questione di fondo - ha evidenziato tra gli applausi dei colleghi penalisti - che riguarda i cittadini perché soltanto un giudice terzo garantisce l'imparzialità. Ma bisogna anche fronteggiare - ha aggiunto Pecorella, - l'attacco diffuso e pericolosissimo in atto, quello alla libertà delle persone”. Il presidente della commissione Giustizia alla Camera, Pino Pisicchio, ha da parte sua ribadito la disponibilità “a un confronto aperto con gli avvocati. L'avvocatura è una professione che riceve una considerazione specifica dalla nostra Costituzione – ha spiegato Pisicchio - e che, dunque, deve ricevere una attenzione specifica dal legislatore. La commissione Giustizia della Camera, come già ha avuto modo di dimostrare in altre occasioni, continua a manifestare la propria disponibilità a un confronto aperto con gli avvocati, nella consapevolezza che i disegni di legge governativi rappresentano una traccia, importante e ineludibile, ma non inemendabile. D’altra parte un’adesione così importante allo sciopero degli avvocati penalisti testimonia un malessere reale che riveste questa categoria di professionisti di cui la politica ha il dovere di farsi carico”.