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Basta con le polemiche sulla formazione forense

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La giunta dell’Oua invita al confronto, boccia i progetti all’esame del Parlamento e propone un seminario per il 12 aprile a Roma

«Nessuna novità reale sulla formazione degli avvocati, ma già troppe sono le divisioni all’interno dell’avvocatura. La riforma delle professioni, e quella specifica dell’ordinamento professionale forense, all’esame dei rami del Parlamento, sono profondamente carenti, ma proprio in questa fase dobbiamo rilanciare in modo unitario una azione forte della categoria. Per questa ragione l’Oua ha deciso di promuovere, a Roma, un seminario di approfondimento sulla formazione continua, aperto anche all’esperienze a riguardo maturate da altre professioni». Questo il primo commento di Michelina Grillo, presidente Oua, al deliberato sulla formazione forense, approvato dalla Giunta dell’Organismo Unitario sabato scorso e reso pubblico oggi.  (Leggi il documento dell’Oua)    «È essenziale – ha continuato la presidente dell’Oua - che l’Avvocatura ricerchi una convergenza di tutte le sue componenti (politica, istituzionali e associative) al fine di definire un quadro preciso di percorsi per il conseguimento, il mantenimento e la spendita di verificate specializzazioni. È importante, nel contesto dell’attuale sistema ordinistico (si legga il nostro documento OUA del 14 dicembre scorso), che si preservi un efficace aggiornamento, o formazione permanente, anche valorizzando quello specialistico con il pieno riconoscimento del ruolo delle associazioni forensi. È giusto sottolineare che la specializzazione, a differenza di quanto affermato nelle contestate disposizioni della legge Bersani, potrà essere validamente spesa dall’avvocatura, solamente quando si potrà sostenere che la stessa è stata adeguatamente e correttamente conseguita. La specializzazione e la formazione continua per il professionista sono un dovere nei confronti del cittadino-cliente, ed un modo per affermare all’esterno una credibile e consistente immagine professionale. Non vogliamo ricorrere a claims accattivanti, ma privi di sostanza informativa, e quindi possibilmente ingannevoli, bensì a dati qualitativi accertati attraverso  strumenti idonei a certificarli. La novità e l’impegno di questa sfida culturale, prima ancora che professionale – ha concluso Grillo - rende evidente che gli organi istituzionali dell’avvocatura debbono rifuggire dal coltivare l’orto chiuso dell’autoreferenzialità, ed invece aprirsi e valorizzare ogni utile esperienza, avendo al loro fianco proprio i soggetti che tradizionalmente, da molti anni, hanno mostrato di aver già intrapreso questa strada, quali le associazioni forensi, e tra esse quelle specialistiche».

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