aa

attualità

Vogliamo contare di più

stampa

A Parma gli assistenti sociali si confrontano con i colleghi di tutto il mondo e chiedono l’appoggio del governo e della cittadinanza.

Gli assistenti sociali italiani si sentono “trascurati” dalle istituzioni e temono che il loro lavoro non venga pienamente capito dalla cittadinanza , mentre svolgono un ruolo sempre più ampio nella società. E chiedono quindi urgentemente al governo di attuare al più presto la legge di settore 328, che regola la figura dei professionisti del sociale. Altrimenti temono di restare indietro nell’evoluzione mondiale, collegata al ritmo incalzante dei cambiamenti dei problemi e dei disagi della società attuale. Questa è una delle esigenze prioritarie emerse dal primo dei tre giorni di lavori del Socialwork 2007 di Parma, che accoglie settecento professionisti, studiosi, formatori e manager del settore provenienti da quaranta Paesi europei e di altri continenti: un importante momento di confronto che quest’anno viene ospitato nel nostro Paese. “Il punto che accomuna questa professione, diffusa in tutto il mondo-spiega Fiorella Cava, presidente dell’Ordine nazionale degli assistenti sociali - con sistemi di governo e problematiche sociali molto diverse, è l’evoluzione del grande apporto che questa professione può dare nella società attuale, che sta cambiando continuamente, con sempre nuove problematiche che riguardano la famiglia, l’immigrazione e il welfare”. “Obiettivo di questa grande manifestazione - aggiunge il vicepresidente dell’Ordine Franca Dente- è quello di trovare spunti per migliorare la situazione nazionale, dopo avere messo a confronto le esperienze degli altri Paesi, da quelli più ricchi a quelli in via di sviluppo, con i quali scambiamo le reciproche problematiche”. La strada da fare per rivalutare questa figura professionale è lunga e in salita, secondo Laura Brizzi, segretario nazionale del sindacato di categoria, che dichiara: “Ci troviamo imbavagliati nello svolgimento del nostro lavoro, che si trova diffuso in vari settori, senza possibilità di avanzamento di carriera, senza il giusto riconoscimento per la laurea e la formazione in genere. Spesso non siamo capiti dai cittadini e chiediamo un collegamento con i contratti di lavoro”. A proposito della formazione, infine, ribadisce Annamaria Campanini, professore associato di Servizio Sociale presso l’Università della Calabria: “Nell’università la formazione da una decina d’anni si è consolidata e attualmente copre tutti i livelli accademici: ma il problema resta nella docenza, perché in tutta Italia a fronte di migliaia di laureati abbiamo al momento attuale solo tre professori associati, cinque ricercatori e un solo professore ordinario, ma che arriva dall’estero”.
ultim'ora

Hacked By attacker >>>


Roma – 26 marzo. Ore 9,30 Sala Conferenze Camera dei Deputati. Dibattito pubblico “La Riforma delle Professioni che vogliamo”. Organizzato da Assoprofessioni. >>>


Cronistoria dell’attacco alle professioni: da Amato a Bonino via Bersani. >>>