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Serve un severo controllo sulla pubblicità dei medici

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Lo chiede al Presidente dell'antitrust, Antonio Catricalà il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici di Roma

Hanno suscitato preoccupazione e parere totalmente negativo le linee tracciate dal Garante della Concorrenza durante l'audizione dell'8 marzo scorso alle Commissioni di Giustizia e Attività Produttive della Camera dei Deputati, riunite per affrontare il tema della riforma delle professioni. Il punto che vede contrario l'Ordine è in particolare quello riguardante la pubblicità professionale nel settore medico. ''Catricalà vorrebbe che il controllo su tale pubblicità fosse ridotto al minimo e affidato all'Ordine soltanto ex post. A parte che ciò contrasta con quanto disposto dalla legge Bersani, è evidente che non vengono valutati i rischi che ne verrebbero per la salute dei cittadini, esposti come sarebbero ad una pubblicità di stampo consumistico - afferma Mario Falconi, Presidente dell'Ordine di Roma e provincia dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. “Un controllo preventivo è indispensabile per evitare che forme di promozione dell'attività medica siano deontologicamente scorrette o peggio fuorvianti e ingannevoli per i pazienti. Non è possibile - sottolinea Falconi - pensare di trattare la salute come un qualsivoglia prodotto commerciale e metterla sul mercato, dove la filosofia è quella della massima concorrenza e del massimo profitto. Senza contare che un controllo successivo sui nostri oltre 40 mila iscritti, Medici-Chirughi ed Odontoiatri, sarebbe di fatto impraticabile, così come lo sarebbe per gran parte degli altri ordini provinciali''. Per informare e sensibilizzare i parlamentari impegnati nella riforma delle professioni, il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici di Roma ha deciso di inviare oggi una lettera a tutti i novanta componenti delle due commissioni - la II e la X - della Camera dei Deputati. Nella missiva sono contenute osservazioni e rilievi tecnici e si sottolineano i rischi per la collettività di una eccessiva liberalizzazione in campo medico e sanitario, una deregolamentazione che – si fa osservare - e al limite dell'incostituzionalità. È sufficiente immaginare le conseguenze sulla salute del cittadino che potrebbe avere un controllo successivo anziché preventivo della pubblicità sanitaria - avverte Falconi - e che, tra l'altro, favorirebbe l'istigazione indiretta all'esercizio di pratiche mediche abusive, la cui sanzione arriverebbe, nella migliore delle ipotesi, soltanto a danno compiuto. Così come verrebbe fortemente limitato il controllo sui titoli professionali. A tale proposito vale la pena di ricordare il caso, che ha fatto scalpore, di un medico che pretendeva di curare con il bicarbonato i suoi pazienti malati di tumore. Sembra una gag di Totò ma purtroppo accade anche questo nella realtà. Proprio grazie al controllo dell'Ordine, tale medico fu individuato e radiato dall'albo professionale. Quanti altri casi di bicarbonato al posto di corrette terapie si avrebbero con la liberalizzazione pubblicitaria che Catricalà intende estendere anche alla professione medica?''.
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