Basta con la deriva giustizialista
Per l’Unione delle Camere Penali è inaccettabile l’assenza di ripensamenti sulla politica giudiziaria
Una vera e propria politica di restaurazione che ignora le aspettative di apertura provenienti dal mondo del diritto. È quanto afferma l’Unione delle Camere Penali Italiane di fronte alle anticipazioni da parte della stampa che preannunzia che, nei prossimi giorni, saranno presentate dal Governo prima la proposta di modifica dell’ordinamento giudiziario, poi un ddl sulla ”durata del processo” che mette in pericolo la stessa struttura del processo accusatorio oltre che elementari garanzie per la difesa. La nota sottolinea come “L’Unione delle Camere Penali Italiane aveva chiesto che la recente crisi di governo potesse rappresentare un momento di riflessione, di ripensamento e di dialogo da parte della maggioranza sui temi della giustizia, ma i segnali che arrivano sono di segno contrario”. Con due documenti sintetici, esaminando i provvedimenti di cui è imminente il deposito, la Giunta dell’Unione Camere Penali “denuncia alle forze politiche di opposizione e di governo l’avvio della restaurazione dell’ordinamento giudiziario secondo un modello burocratico e autoritario, in ossequio ai desiderata dell’ANM e sconfessando lo stesso programma della maggioranza governativa, nonché il gravissimo tentativo –emergente dal progetto di modifica del codice di procedura penale- di sovvertire i principii del processo accusatorio e di ridurre le garanzie difensive strumentalizzando il principio della ragionevole durata del processo e ponendo a carico della difesa tutto l’onere delle disfunzioni dell’iter processuale (dovute in effetti a carenze di organico e al blocco delle risorse per il settore giustizia da parte del Governo)”. Per l’UCPI in particolare, “la cosiddetta riforma dell’ordinamento giudiziario è inaccettabile e rappresenta una grave involuzione: un vero e proprio atto di restaurazione”. Infatti “scompare il pur timido tentativo di distinzione ordinamentale delle funzioni, che aveva caratterizzato la precedente riforma e permane l’allontanamento di ogni prospettiva di condivisione di una comune cultura della legalità della giustizia tra i soggetti protagonisti del processo”. I penalisti italiani denunciano anche “le gravissime ripercussioni sui principi fondamentali del “giusto processo”, previsti dall’art. 111 della Costituzione come processo di parti in condizioni di parità davanti ad un giudice terzo e imparziale. L’intero progetto è ispirato alle logiche invasive e condizionanti della magistratura in grado di minare gli stessi principi fondamentali dello stato liberale”. Per L’Unione delle Camere Penali entrambi i progetti governativi rappresentano provvedimenti inaccettabili che segnano la prosecuzione di un atteggiamento di indifferenza verso i principii costituzionali della terzietà del giudice e del giusto processo. Il comunicato conclude lanciando un appello “all’opinione pubblica e alle forze politiche, di maggioranza ed opposizione, affinché facciano quanto in loro potere per scongiurare la deriva burocratico-autoritaria e giustizialista che trapela dalle due proposte”.