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Mantini avverte il Cup: 50 mila firme sotto una proposta di legge di iniziativa popolare non faranno cambiare il quadro delle decisioni

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Di Luigi Berliri

Non piace a Pier Luigi Mantini (Ulivo) relatore di maggioranza del disegno di legge di riforma delle professioni alla vigilia delle prime audizioni delle categorie previste per giovedì prossimo l'iniziativa avviata dal Cup (Coordinamento unitario delle professioni) di depositare in Parlamento una legge di iniziativa popolare sulle professioni superando il muro delle 50 mila firme necessarie e raccogliere più di 200 mila adesioni. “L’iniziativa del Cup – spiega – è ambigua. Da sempre le porte delle istituzioni sono aperte al dialogo con il Cup e da sempre sono attente al suo contributo. E certamente non sono 50 mila forme sotto una proposta di legge di iniziativa popolare a far cambiare il quadro delle decisioni, correndo il rischio invece di alimentare una conflittualità sociale che non giova né al prestigio delle professioni, né alla qualità della riforma. Al contrario - conclude - vorrei che il contributo del Cup fosse all'altezza della qualità delle professioni italiane e soprattutto che venga reso nell'ambito delle istituzioni e non nelle piazze”. E una stoccata agli ordini professionali arriva anche dal ministro della giustizia, Clemente Mastella : “Si rinnovino – dice - siano competitivi e non favoriscano i privilegi. Non ho mai messo in discussione l'Ordine dei giornalisti o gli Ordini - ha ribadito Mastella - ho sempre ritenuto che andavano modernizzati con la velocità che c'è intorno a noi. C'è bisogno - ha spiegato - di costruire Ordini che abbiano questa grande capacità di rinnovarsi, di operare un grande metabolismo al proprio interno per essere in correlazione con gli sviluppi che ci sono nella società italiana”. Ma cosa significa modernizzare? Per il ministro significa “essere più competitivi e dare l'idea che non ci sono privilegi per alcuni rispetto ad altri. Questa – spiega Mastella - è una cosa che va fatta da parte degli Ordini stessi. Il Governo e il Parlamento devono essere una sponda istituzionale senza alcuna interferenza all'interno. Questa - conclude – è la modalità alla quale tento di lavorare”. E Romano Prodi, aggiunge, nel corso di una trasmissione radiofonica “che là dove c'è poca concorrenza in ogni settore ognuno deve fare la sua parte”. E all'intervistatore che, viste le reazioni nei mesi scorsi dai tassisti agli avvocati, gli fa presente le possibili resistenze e proteste da parte delle categorie interessate, il Premier replica con una domanda retorica: “Che vuole che non faccio le liberalizzazioni perché scioperano? Rammento - sottolinea Prodi- che la reazione dei taxi è stata assorbita. I benzinai stanno facendo sciopero, mai noi non siamo tornati indietro. In qualsiasi settore dove c'e' poca concorrenza, ognuno deve fare la sua parte”. Giovedì prossimo, comunque, si svolgeranno le audizioni del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dei rappresentanti del Cnel e del Censis e Mantini auspica che prevalga “ una linea che guardi a una riforma complessiva che punti più sugli aspetti di modernizzazione che su quelli di liberalizzazione. Noi - precisa Mantini - non vogliamo dar vita a una riforma contro qualcuno, né contro le associazioni e gli ordini e tanto meno contro l'opposizione. In questo senso – spiega - nessuno deve essere preoccupato dall'eccesso di delega dato al governo nel testo di riforma; tuttavia - chiarisce - credo che in tempi brevi si possa arrivare ad anticipare, in Parlamento, alcune scelte, fissando quindi principi più precisi alla legge delega, facendo in modo che tutte le forze politiche possano convergere su un metodo di lavoro ragionevole. Tra questi - cita - la riduzione del numero degli ordini, il fronte delle attività con riserva in via esclusiva, i limiti e i confini delle competenze delle regioni, o anche la pubblicità, che a mio modo di vedere dovrebbe essere solo informativa”. Tra i temi sui quali si potrebbe trovare un accordo preventivo potrebbero figurare anche le scelte sul praticantato, “che per alcune professioni, come ad esempio i medici, non può essere di soli 12 mesi; o anche, per gli avvocati, fissare un tetto al patto di quota lite , che viene giudicato male dall'avvocatura europea perché può generare conflitti tra il cliente e il suo legale. Insomma – prosegue - nei prossimi mesi servirà un contributo ragionato ed equilibrato da parte delle organizzazioni delle professioni e anche da parte dell'opposizione di governo, senza spallate di sorta”.
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