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Alle professioni ci pensiamo noi

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Le Regioni chiedono allo Stato un accordo quadro programmatico in materia di professioni, arti e mestieri.

Nella “società della conoscenza” è essenziale da un lato una riforma delle professioni e dei relativi servizi, dall’altro una valorizzazione dei mestieri ad alto contenuto di professionalità, per garantire la modernizzazione e una maggiore equità e competitività dell’Italia nell’economia globale. Le Regioni, anche nell’ottica delle nuove attribuzioni assegnate loro dal riformato Titolo V della Costituzione, intendono svolgere un ruolo da protagoniste di questo cambiamento. Propongono, a tal fine, il varo di un accordo quadro programmatico in materia di professioni, arti e mestieri tra Stato - Regioni Tra le materie oggetto di attenzione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome vi è quella delle “Professioni” che, nel contesto attuale, assume notevole rilievo alla luce dell’assetto delle competenze tra Stato e Regioni sancito dall’art.117 della Costituzione così come modificata dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3. Sulla materia delle professioni, in particolare, è prevista una potestà legislativa concorrente, per la quale è assegnata allo Stato l’individuazione dei principi fondamentali e alle Regioni la disciplina positiva. Importante anche alla luce del quadro europeo delineato dalla direttiva n. 36/2005 (direttiva Zappalà) sul riconoscimento delle qualifiche professionali e dalla direttiva n. 123/2006 (direttiva Bolkestein) relativa ai servizi nel mercato interno. In ambito europeo si richiama inoltre il “Quadro Europeo sulle Qualifiche” approvato nel 2005 dalla Commissione europea. Importante è anche il panorama nazionale di riforme sulla materia, avviato con il d.lgs. 30/2006 (decreto La Loggia) di ricognizione dei principi fondamentali e da ultimo dal disegno di legge recante delega al Governo in materia di professioni intellettuali (sul quale le Regioni sono chiamate ad esprimersi con un parere in sede di Conferenza Stato-Regioni). Di qui la volontà delle Regioni e delle Province Autonome di valorizzare appieno la propria sfera di competenza concorrente e partecipare al processo di qualificazione e sviluppo delle risorse professionali secondo i principi d’integrazione e di sussidiarietà, al fine di realizzare politiche mirate a sostenere i servizi professionali in chiave di innovazione e competitività. In un documento le Regioni si propongono in primo piano per valorizzare il ruolo delle professioni, delle arti e dei mestieri come forza trainante lo sviluppo socio economico locale. Un ambito particolare di intervento diventa da un lato quello di formare e riconoscere i talenti, soprattutto attraverso le politiche della formazione superiore (universitaria e non), dall’altro quello relativo alla capacità di attrarre i talenti a livello territoriale, creando condizioni competitive anche in realtà geografiche considerate periferiche alle grandi aree urbane. Le Regioni chiedono poi di sviluppare l’aggiornamento e la formazione continua dei professionisti e degli altri operatori, in cooperazione con gli Ordini e altre associazioni di rappresentanza, di sostenere l’iniziativa imprenditoriale delle nuove professioni e dei mestieri: qui diventa essenziale potenziare le risorse dedicate e il ruolo degli incentivi alla creazione di impresa e all’innovazione. Il ruolo delle Regioni dovrebbe essere individuato, infatti, sia nell’ambito degli interventi per la riqualificazione e l’internazionalizzazione degli studi professionali e interprofessionali, sia nell’ambito della promozione delle professioni e dell’iniziativa professionale in un’ottica di sviluppo locale competitivo. A tal proposito, trova risalto l’opportunità offerta dai nuovi fondi europei per il periodo 2007-2013. In questo contesto, un’attenzione particolare dovrebbe essere data alle politiche di genere, dato il ruolo difficile che la componente femminile ha sul mercato del lavoro italiano, non solo in termini negativi di accesso, ma soprattutto di apporto professionale e creativo. Le Regioni chiedono poi allo Stato di regolare o concorrere alla definizione: dello sviluppo e del completamento della filiera dell’istruzione e della formazione professionale, mediante i diplomi professionali e i titoli di alta formazione; di percorsi ricorrenti di formazione e aggiornamento, come già avviene ad esempio per molte realtà ordinistiche, con riguardo sia ai nuovi profili professionali, sia ai mestieri tipici locali.
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