Prosegue l’agitazione di 50mila fisioterapisti
Chiedono l’abrogazione dell’equipollenza con scienze motorie
Continua l'agitazione dei circa 50mila fisioterapisti che operano nelle strutture pubbliche e private. Alla base della protesta indetta dai sindacati Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl e sostenuta da molte associazioni professionali della categoria, c'e' la mancata abrogazione di un articolo (l'1-septies) di una legge del 2006 che equipara il diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia, previa frequenza di un corso ''da istituirsi con decreto ministeriale, presso le università''. Una possibilità da subito rifiutata da sindacati e dalla comunità professionale, che hanno premuto per una modifica che, però, finora non è arrivata. ''Si profilano soluzioni preoccupanti -dice Daniela Volpato, segretaria nazionale della Cisl Fp- che di fatto creerebbero un accesso 'riservato' ai laureati in scienze motorie, attraverso crediti formativi fissati a discrezione delle varie università. E se iniziamo a introdurre questi principi -avverte- scardiniamo il sistema formativo e un domani chiunque potrebbe chiedere l'equiparazione sulla base di presunti crediti. Non si capisce per quale ragione -commenta Vincenzo Manigrasso, presidente dell'Aifi (Associazione italiana fisioterapisti)- si debbano introdurre norme particolari per l'accessoalla professione di fisioterapista per una categoria, quella degli insegnanti di educazione fisica, che per di più non rappresenta neanche una professione sanitaria. Quanto previsto dall'articolo 1-septies ''mette a rischio la salute dei cittadini -prosegue Manigrasso- perché vuole affidare la riabilitazione a personale non qualificato, regala la laurea in fisioterapia a laureati non sanitari, mette sotto i piedi gli ordinamenti universitari, umilia migliaia di professionisti''. Sulla questione, i sindacati hanno anche scritto una lettera ai ministri competenti, Livia Turco (Salute) e Fabio Mussi (Università) e al presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani. ''L'articolo rappresenta -si legge nel testo- un problema di grave violazione della tutela della salute dei cittadini e del sistema ordinamentale delle professioni sanitarie, alla quale maggioranza e minoranza si erano impegnate a porre rimedio''. L'agitazione indetta dalla categoria ha come scopo principale l'informazione e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui problemi del settore. ''Cerchiamo di evidenziare la protesta -spiega Manigrasso- senza elementi di 'ritorsione' sul cittadino. Facciamo incontri e assemblee sui luoghi di lavoro, nei corsi di laurea e parliamo con i pazienti, i cittadini, le famiglie. Al governo chiediamo di fare la sua parte e se a questa condizione non dovesse essere posto rimedio -avverte- coi sindacati dovremo pensare a qualcosa di più forte''. Per accedere ai corsi di laurea triennale per fisioterapista, bisogna essere in possesso del titolo di scuola media superiore quinquennale. Le maggiori università italiane hanno già attivato o sono in procinto di attivare tali corsi e in Italia sono circa 70 i corsi di laurea in fisioterapia. In una decina di sedi universitarie e' stata attivata la laurea specialistica. L'accesso alla laurea in fisioterapia è programmato (numero chiuso). Ogni anno ci sono 2.500 nuovi iscritti all'Università a fronte di 25mila richieste. I laureati in Scienze motorie, secondo alcune stime, sono invece, circa 80mila l'anno e si tratta di un corso ad accesso libero, privo cioè di programmazione. Per dire 'NO all'equipollenza' e per chiedere formalmente a entrambi gli schieramenti politici un impegno affinché l'articolo 1-septies sia abrogato, è stato sottoscritto un manifesto, firmato tra l'altro, dai sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, dalla Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) e da Cittadinanzattiva.