Portabilità dei conti correnti, maggiore trasparenza informativa e piena comparabilità dei servizi offerti
Lo chiede l’Antitrust alle banche
Conclusa indagine conoscitiva. Riscontrata un’enorme
variabilità potenziale dei prezzi: per la stessa tipologia di conto si può
pagare anche 10 volte di più. Conti a canone più costosi di
quelli a consumo. Confermata una spesa media di conto corrente molto al di sopra del resto d’Europa. Il costo dei trasferimenti titoli può toccare
gli 80 euro per ciascuna diversa tipologia di investimento.
Per consentire ai consumatori le scelte migliori occorre una reale trasparenza
e l’eliminazione degli ostacoli alla mobilità da una banca all’altra. Un’enorme variabilità potenziale
di prezzi da una banca all’altra per la stessa tipologia di conto corrente alla
quale non corrisponde però la possibilità del consumatore di scegliere al
meglio secondo le proprie necessità, anche per effetto della diffusione dei
conti a canone, risultati meno convenienti di quelli al consumo. Sono
alcuni degli elementi che emergono dall’indagine conoscitiva sui prezzi alla
clientela dei servizi bancari dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato. Nella conclusione dell’analisi, deliberata nella
riunione del 1° febbraio 2007, l’Autorità richiama l’esigenza di una reale
trasparenza per consentire ai consumatori le scelte migliori, insieme
all’eliminazione di tutti gli ostacoli alla mobilità da una banca all’altra.
L’indagine conferma che in Italia il costo medio di tenuta e
movimentazione del conto corrente è molto alto
rispetto agli altri principali paesi UE. La spesa totale annua media
(ponderata) di sistema rilevata in Italia è pari a
circa 182 euro all’anno; contro un dato europeo molto inferiore (in Olanda è
meno di 35 euro, in Belgio e UK meno di 65, in Francia meno di 99, in Spagna
circa 108). Si tratta di risultati che confermano la maggiore debolezza del
processo competitivo nel nostro settore bancario rispetto agli altri Paesi e
l’assenza di incentivi allo sviluppo di un reale gioco
concorrenziale. Non è infatti la numerosità degli
operatori attivi a garantire condotte aggressive visto che Paesi come Olanda e
Belgio hanno il minor numero di gruppi bancari attivi ma anche il più basso livello
di spesa media di conto corrente.
Il campione
dell’indagine
L’analisi è stata condotta sulla base delle risposte ad un
questionario, fornite da 72 banche operanti sul territorio nazionale, con
copertura del 68% degli sportelli bancari, su dati al 31/03/2006. Sono state
identificate 10 tipologie di correntisti, con caratteristiche socioeconomiche
diverse, in grado di determinare differenze nel numero e nelle tipologie di
servizi bancari e finanziari richiesti: si va dal giovane che svolge lavori saltuari,
alle famiglie con uno o più redditi, al pensionato solo che effettua
poche operazioni.
I risultati
Le elaborazioni effettuate indicano una spesa annua che
varia a seconda del profilo dei correntisti dai 76,3
euro ai 208,8 euro, con un valore medio di 182 euro (vedi tabella 1). Si tratta
peraltro di valori costruiti sulla base di quelle che
le stesse banche hanno definito le migliori condizioni applicabili al profilo
indicato.
Dall’indagine è inoltre emerso che i conti correnti a
canone, la cui diffusione è aumentata per tutte le tipologie di banche, risultano meno convenienti dei conti a consumo: per 9
profili su 10 questi ultimi a parità di uso, presentano la spesa annua più
contenuta, seguiti dai conti a canone ad operazioni illimitate e quelli a canone
con operazioni limitate (vedi tabella 2). I dati analizzati evidenziano che
nella gran parte dei casi i conti a canone non appaiono essere dei pacchetti
omnicomprensivi bensì delle formule che hanno prevalentemente la funzione di
accorpare le spese di tenuta conto. L’apparente
semplificazione nell’offerta di conti così strutturati sembra aver agevolato le
banche, da un lato, a collocare conti a prezzi ancora più alti rispetto a
quanto il correntista realmente informato sui singoli servizi e sulla propria modalità di utilizzo del conto potrebbe sostenere;
dall’altro, a rendere più complessa la capacità di scelta del conto da parte
del consumatore. Infatti, spesso i conti a canone
lasciano a carico del consumatore numerosi servizi di tipico uso del conto (bonifici,
prelievo contante, incasso assegni, ecc) o, viceversa, includono servizi non
tipicamente legati al conto (polizze assicurative, ad esempio), rendendo così
onerosa la valutazione complessiva del conto “più conveniente”.
L’analisi dimostra inoltre che ai conti meno convenienti
sono generalmente associati tassi attivi più contenuti e/o tassi passivi più
elevati. Paradossalmente dunque più un conto è oneroso in termini di sua tenuta
e movimentazione, più non è conveniente per il correntista in termini di tassi di interesse.
Possibilità di risparmio considerevoli possono
essere realizzati ricorrendo ai conti correnti on-line che consentono di
ridurre mediamente di circa il 60% la spesa. Va peraltro considerato
che non si tratta di prodotti perfettamente sostituibili.
Gli ostacoli alla mobilità della clientela
L’analisi ha permesso di rilevare che il problema centrale è
costituito dagli ostacoli alla mobilità dei consumatori: si tratta di ostacoli di varia natura, che incidono sia al momento
della scelta iniziale che quando si vorrebbe cambiare banca.
1) La scarsa
trasparenza
Dall’indagine effettuata emerge che il tipo di informazioni e le modalità di informazione sono tali che
il correntista ha difficoltà a selezionare, nella fase “iniziale” di stipulazione
del contratto di conto corrente, quello più economico. Lo stesso correntista
risulta, inoltre, tipicamente fidelizzato dalla banca una
volta acceso il c/c, avendo scarsissimi incentivi a fare ricerca e
dovendo superare notevoli difficoltà nel momento in cui decide il cambiamento.
La “difficoltà” di scelta è provata dalla variabilità dei
prezzi: il correntista può spendere anche 6, in taluni casi anche oltre 10
volte in più per lo stesso uso del c/c a seconda della
banca e del conto selezionato. Esiste in sostanza una “gran parte” di domanda
che paga prezzi molto più alti rispetto alla “nicchia”
che seleziona il conto migliore. Questo si traduce nell’assenza di incentivi da parte delle banche a cambiare “il sistema”,
ossia ad informare realmente ed efficacemente i correntisti: è evidente infatti
che i profitti vengono realizzati sulla domanda fidelizzata non mobile e che ha
selezionato conti a costi alti rispetto all’uso. A tale riguardo, le analisi
condotte indicano che la quantità di informazioni relative
alle condizioni economiche del c/c fornite alla clientela tramite il relativo
foglio informativo appare tale da non agevolare una concreta valutazione del
servizio richiesto e una sua comparazione tra i diversi fornitori. Ad esempio il 66,6% dei fogli informativi non
indica le condizioni riguardanti i bonifici, il 31,9% le
condizioni del bancomat (quota annua e spese di emissione), il 67,8% dei fogli
non riporta le spese del prelievo da ATM di banche diverse da quella di
appartenenza, il 57% non indica le condizioni relative alla carta di credito,
il 46,3% non riporta le condizioni relative alla gestione/emissione degli
assegni, il 32,4% quelle per la domiciliazione o il
pagamento delle utenze.
Per questo occorre, secondo l’Autorità, un ruolo di indirizzo da parte di soggetti terzi indipendenti, per
creare un nuovo contesto dove la domanda sia in grado di innescare l’effettiva
concorrenza mettendo a confronto le banche.
2) La fidelizzazione forzosa
L’indagine evidenzia l’esistenza di politiche commerciali da
parte delle banche che “aggiungono” elementi di ulteriore
fidelizzazione “forzosa” del correntista, quali costi
di uscita elevati per vari servizi bancari e ulteriori vincoli.
Le spese di chiusura del c/c possono arrivare fino a 150
euro e le spese di trasferimento titoli ad 80 euro a
codice titolo, a fronte dei 30 centesimi per codice titolo richiesti alla
Banche da Monte Titoli per i titoli in forma dematerializzata
(il 99% dei titoli in circolazione).
E’ inoltre emerso che, in caso di chiusura
del c/c, tutte le banche richiedono la cessazione del servizio di domiciliazione automatica delle utenze, la restituzione
della carta Bancomat e della carta di credito. A ciò si aggiunga che il 63,6%
delle banche non consente il mantenimento del risparmio amministrato presso la
banca, più del 18% non consente di mantenere il mutuo (che deve essere
rimborsato pagando una penale), il 21% i prestiti
personali e più del 4% la polizza vita.
Infine, le modalità informative
sono poco comprensibili: ad esempio, i fogli informativi rinviano spesso a più
documenti per risalire ai prezzi dei servizi; il prezzo di tali servizi è
spesso composto da più voci che il correntista deve conoscere e aggregare per
comprendere al reale spesa (tipica la spesa di scrittura).
LE MODIFICHE
NECESSARIE
Per agevolare i consumatori e innescare la necessaria
pressione competitiva, occorre, secondo l’Autorità, una maggior trasparenza, anche con misure che
agevolino la comparazione dei c/c, sia la riduzione
degli ostacoli alla mobilità.
In particolare è necessario introdurre:
1) la redazione di fogli informativi
sintetici con una chiara indicazione delle spese anche in una sola voce di
costo;
2) l’introduzione di
una garanzia di stabilità, almeno per un arco temporale minimo, delle voci di
costo di tenuta e movimentazione del c/c;
3) la piena comparabilità dei costi
secondo le esigenze del singolo consumatore attraverso lo sviluppo di fonti
informative, indipendenti dal sistema bancario, con la costruzione di
motori di ricerca;
4) l’informazione annuale sintetica al
correntista della spesa effettivamente sostenuta per la tenuta del conto;
5) indicazione della
sua variazione rispetto all’anno precedente;
6) individuazione di modalità in
grado di mantenere in vita i servizi connessi al c/c per il tempo necessario a
completare il trasferimento, per evitare duplicazioni di costo per il
correntista;
7) definizione di una durata temporale
massima per l’esecuzione delle operazioni di trasferimento del c/c;
8) l’eliminazione di
tutti i vincoli, contrattuali o di fatto, non
necessari tra c/c e altri servizi e lo sviluppo di meccanismi che consentano la
portabilità del conto corrente.
TABELLA N.1
Spesa annua per il c/c per profilo di utenza
(valori mediani), dati al 31/03/2006.
Profilo |
spese tenuta conto (€) |
spesa per commissioni (€) |
spesa totale* (€) |
Giovane alla ricerca di primo impiego che svolge lavori
saltuari, vive in famiglia, necessita di carta pre-pagata ed effettua operazioni di c/c on-line. |
54,6 |
19,0 |
76,3 |
Trentenne con lavoro dipendente, single e senza figli, che
necessita di Bancomat e carta di credito, effettua
operazioni di c/c on-line e vive in affitto, senza esigenze di scoperto e domiciliazione utenze. |
111,5 |
87,5 |
189,2 |
Trentenne con lavoro dipendente, single e senza figli, che
necessita di Bancomat e carta di credito, effettua
operazioni di c/c on-line e vive in affitto, con esigenze di scoperto e domiciliazione utenze. |
109,0 |
53,0 |
166,4 |
Famiglia monoreddito da lavoro dipendente, senza figli,
che necessita di Bancomat, con esigenze di
finanziamento e mutuo. |
87,5 |
82,7 |
177,2 |
Famiglia bi-reddito da lavoro dipendente, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat e carta di
credito, con esigenze di finanziamento, domiciliazione
utenze, mutuo e risparmio gestito. |
147,5 |
44,9 |
196,3 |
Famiglia monoreddito da lavoro artigiano, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat, effettua
numerose operazioni, con esigenze di finanziamento e risparmio gestito. |
84,3 |
113,7 |
208,8 |
Famiglia monoreddito da libera professione, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat e carta di
credito, effettua operazioni di c/c on-line, effettua numerose operazioni,
con esigenze di risparmio amministrato. |
157,0 |
35,0 |
192,3 |
Pensionato, senza persone a carico, che effettua
poche operazioni |
48,0 |
47,8 |
96,6 |
Famiglia di pensionati, senza persone a carico, che necessita di Bancomat, domiciliazione
utenze e risparmio gestito. |
62,0 |
60,7 |
125,8 |
Famiglia di pensionati, senza persone a carico, che necessita di Bancomat e carta di credito, domicilia le
utenze, effettua operazioni di c/c on-line, con esigenze di risparmio
amministrato. |
126,5 |
15,6 |
149,7 |
Nota: *la spesa totale può non corrispondere alla somma
della spesa per tenuta conto e la spesa per commissioni in
quanto si tratta di valori mediani.
TABELLA N. 2
Spesa annua per il c/c per tipologia di
conto (valori mediani), dati al 31/03/2006.
Profilo |
Conti “a consumo” (€) |
Conti a canone con un numero illimitato di
operazioni (€) |
Conti a canone con un numero limitato di
operazioni (€) |
Giovane alla ricerca di primo impiego che svolge lavori
saltuari, vive in famiglia, necessita di carta pre-pagata ed effettua operazioni di c/c on-line. |
57,6 |
74,3 |
115,7 |
Trentenne con lavoro dipendente, single e senza figli, che
necessita di Bancomat e carta di credito, effettua
operazioni di c/c on-line e vive in affitto, senza esigenze di scoperto e domiciliazione utenze. |
182,4 |
196,0 |
246,8 |
Trentenne con lavoro dipendente, single e senza figli, che
necessita di Bancomat e carta di credito, effettua
operazioni di c/c on-line e vive in affitto, con esigenze di scoperto e domiciliazione utenze. |
150,4 |
164,6 |
308,8 |
Famiglia monoreddito da lavoro dipendente, senza figli,
che necessita di Bancomat, con esigenze di
finanziamento e mutuo. |
167,2 |
175,2 |
240,5 |
Famiglia bi-reddito da lavoro dipendente, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat e carta di
credito, con esigenze di finanziamento, domiciliazione
utenze, mutuo e risparmio gestito. |
175,7 |
191,7 |
262,0 |
Famiglia monoreddito da lavoro artigiano, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat, effettua
numerose operazioni, con esigenze di finanziamento e risparmio gestito. |
197,5 |
206,9 |
268,9 |
Famiglia monoreddito da libera professione, con figli
minorenni, che necessita di Bancomat e carta di
credito, effettua operazioni di c/c on-line, effettua numerose operazioni,
con esigenze di risparmio amministrato. |
104,2 |
192,0 |
284,2 |
Pensionato, senza persone a carico, che effettua
poche operazioni |
73,5 |
96,6 |
122,8 |
Famiglia di pensionati, senza persone a carico, che necessita di Bancomat, domiciliazione
utenze e risparmio gestito. |
111,4 |
135,8 |
132,7 |
Famiglia di pensionati, senza persone a carico, che necessita di Bancomat e carta di credito, domicilia le
utenze, effettua operazioni di c/c on-line, con esigenze di risparmio
amministrato. |
161,8 |
140,2 |
278,8 |
Fonte: Elaborazioni AGCM su dati raccolti nel corso
dell’indagine.