Magistrati onorari: no a restrizioni di carriera. E' polemica con i penalisti
di Elisa Pastore
Deve essere consentita ai magistrati onorari la possibilità di accedere al concorso in magistratura apponendo alcuni limiti e condizioni all'accesso, per garantire professionalità ed economicità. È quanto sostiene Paolo Valerio, presidente della Feder.M.O.T. - Federazione Magistrati Onorari di Tribunale - che, al riguardo, non condivide quanto affermato dal presidente dell'Unione Camere Penali Italiane, l'avv. Oreste Dominioni che si era detto contrario alla partecipazione dei magistrati onorari al concorso. Il disaccordo con Dominioni verte per l'appunto su quanto asserito dal presidente dell'Ucpi, secondo cui "ben si comprende che la partecipazione sia consentita agli avvocati" mentre non si "comprende come la partecipazione al concorso sia consentita alla magistratura onoraria, la cui estrazione e il cui connotato nell'ordinamento sono quelli della non professionalità". "In Italia, diversamente da quanto avviene nell'esperienza anglosassone - replica anzitutto Valerio - i magistrati onorari sono laureati in giurisprudenza che amministrano la giustizia ordinaria secondo diritto e non secondo equità. Inoltre i magistrati onorari sono nominati a seguito di un concorso per titoli altamente selettivo e trasparente, cui fa seguito un tirocinio teorico-pratico; e infine oltre il 95% dei laureati nominati magistrati onorari di tribunale sono già avvocati al momento della presentazione della domanda di nomina. Piuttosto - sottolinea Valerio - al fine di abbattere i costi e i tempi della formazione iniziale degli aspiranti magistrati di ruolo, occorre valutare l'opportunità' di restringere l'accesso al concorso ordinario ai soli laureati in giurisprudenza che, successivamente al compimento di un valido percorso professionale forense, abbiano svolto anche le funzioni di magistrato onorario di tribunale per almeno un triennio nelle stesse materie devolute ai magistrati di ruolo e in osmosi con questi ultimi, dimostrando in concreto la propria idoneità e l'attitudine ad esercitare la giurisdizione".