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Dalla Corte Ue un colpo alla liberalizzazione selvaggia. Sì alle tariffe minime se tutelano i consumatori e la buona amministrazione della giustizia.

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di Luigi Berliri

Dall’Europa ancora una volta arrivano indicazioni che contrastano con le scelte ideologiche di questo governo. Sul feticcio dell’abolizione delle tariffe minime si è costruita una campagna politica che ha messo alle corde le componenti più pragmatiche e riformiste della maggioranza. Ma anche in questa occasione gli organismi comunitari dimostrano che le proposte e le proteste degli avvocati  non sono infondate. La Corte di Giustizia Europea ha correttamente affrontato il problema ed ha puntato i riflettori proprio sugli elementi che l’avvocatura italiana ha da tempo evidenziato a sostegno della necessità di mantenere un sistema tariffario minimo, ma anche, più in generale, quali elementi ispiratori delle riforme in atto. Come da sempre sostento dall’Oua, la restrizione alle norme sulla concorrenza, infatti, si giustifica appieno in presenza di motivi imperativi di interesse pubblico. Tali sono individuati nell’esistenza di  rilevanti asimmetrie informative, nell’esigenza di buon funzionamento della giustizia, nell’effettiva tutela dei consumatori  e per mantenere adeguati livelli di qualità delle prestazioni. Questi, piaccia o non piaccia sono proprio i punti forti sottolineati dall’avvocatura e costituiscono oggi precisi criteri (peraltro già in precedenza enucleati anche dal Parlamento Europeo) con i quali necessariamente anche la Legge Bersani e il disegno di legge di riforma delle professioni dovranno misurarsi. L’obiettivo vero non può che essere, e deve essere, la qualità della prestazione, e quindi una adeguata, rigorosa e seria formazione iniziale e permanente, per la tutela dell’affidamento del cliente, che deve poter contare su di un professionista qualificato e competente, più che su di un professionista soltanto a basso costo. Su questo occorre puntare con decisione, non già su una visione mercantile economicistica, quale quella oggi dominante. È proprio per la efficace tutela del consumatore, che noi continuiamo a voler definire cittadino che oltre alle norme sulla concorrenza, la Corte ritiene giustificata anche una restrizione alle norme sulla libera prestazione dei servizi. È importante, infine, il capo della pronuncia con il quale si riconosce che il potere decisionale sulle tariffe è detenuto dallo Stato, e non dall’Ordine professionale, con ciò spazzando via ogni indebita e ingenerosa prospettazione di abuso di posizione dominante. Soddisfatto della sentenza, Maurizio De Tilla, presidente della cassa Forense e presidente dell’Adep. “La  decisione della Corte Europea di giustizia che dichiara legittime le tariffe che fissano un limite minimo per gli onorari degli avvocati sia in materia giudiziale che stragiudiziale – ha detto a MP - smentisce categoricamente l’asserzione del ministro Pier Luigi Bersani secondo il quale la normativa europea imporrebbe l’abolizione delle tariffe e del limite minimo degli onorari. Anche la Corte ritiene ovviamente possibile la deroga convenzionale tra parte e avvocato per particolari obbiettivi di superiore interesse”. Respinge questa interpretazione Pier Luigi Bersani per il quale sono “incomprensibili le interpretazioni che alcuni esponenti dell'avvocatura italiana forniscono della sentenza della Corte di Lussemburgo. Il Parlamento italiano ha valutato con la legge dello scorso agosto l'inesistenza di ragioni imperative di interesse pubblico tali da giustificare il mantenimento delle tariffe minime obbligatorie. La scelta del legislatore italiano risulta, quindi, perfettamente coerente e compatibile con le conclusioni a cui è giunta la stessa Corte di Giustizia europea”.

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