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Il ddl Mastella piace sempre di meno

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di Luigi Berliri

Cresce il malcontento tra gli ordini per il disegno di legge di riforma del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Paolo Piccoli, presidente del consiglio nazionale del Notariato. Il Ministro della Giustizia Clemente Mastella ha saputo trovare un non facile punto di incontro tra sensibilità diverse. Nel merito però c'è la necessità che il Parlamento chiarisca e delimiti alcuni punti che per il momento sono troppo vaghi e lasciano una discrezionalità troppo ampia per una legge delega.

Guido Alpa. Presidente Consiglio nazionale forense (Cnf). Un'evidente disistima negli organi di autodisciplina delle professioni, ma anche gravi ambiguità nei confini tra Ordini e associazioni e nella salvaguardia delle forme societarie tipiche dell'avvocatura. Innanzitutto il potere d'intervento del ministro nel procedimento disciplinare avviato dall'Ordine rappresenta un vulnus della nostra autorità. Riteniamo inaccettabile il tirocinio ridotto a 12 mesi, mentre una recente pronuncia della Corte Ue ritiene compatibile con il diritto comunitario l'attuale prevalenza di avvocati nelle commissioni disciplinari e d'esame. Gravissima, poi la prospettiva per cui un professionista iscritto a un Albo potrebbe anche iscriversi a un'associazione, assoggettandosi al primo per la sola attività riservata e alla seconda per quella libera. Mercoledì in commissione Giustizia della Camera presenteremo la nostra proposta di ddl. Sulla formazione puntiamo a una prova informatica preselettiva.

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni Anche se quanto dichiarato in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri che ha approvato il disegno di legge sulla riforma delle professioni sembra confermare le nostre preoccupazioni, aspettiamo di leggere il testo definitivo per studiarlo in profondità, dichiarandoci ancora una volta disponibili a discutere nel merito una riforma che interessa il futuro di milioni di liberi professionisti.

Amedeo Bianco presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Registriamo con preoccupazione e forte disappunto la crescita delle aree di incertezza sul futuro dei nostri Ordini professionali in quel processo di loro modernizzazione, che ci vede responsabilmente partecipi e disponibili. Ad esempio l'obbligo di iscrizione agli Albi per tutti i professionisti esercenti attività riservate, indipendentemente dal rapporto di lavoro, è di fatto sparito come principio ed affidato alla successiva delega mettendo in discussione in un colpo solo il ruolo autonomo di governo etico, civile e sociale delle professioni in capo agli Ordini e la stabilità degli Enti previdenziali autonomi, come noto fondata sulla obbligatorietà di contribuzione per gli iscritti agli Albi. Il nuovo testo Mastella è reticente ed ambiguo nel disegnare i confini tra Ordini ed Associazioni tanto che, nell'incerto profilo giuridico di entrambi, non è esclusa la possibilità che le seconde possono esercitare attività riservate ai primi e che gli Ordini possono, in ragione del mercato dei servizi così modificato, sciogliersi nelle Associazioni. In campo sanitario e in particolare nell'esercizio della professione odontoiatrica l'ingresso di capitali può favorire il prestanomismo e l'esercizio abusivo delle professioni sanitarie. Il testo definitivo non ha, in conclusione, compiutamente sciolto il dilemma del ruolo dei soci di capitale nelle società professionali ed interprofessionali, anch'esse orfane di una identità giuridica mentre un uso malizioso delle congiunzioni tradisce preoccupanti retropensieri sulla effettiva volontà di contenere in posizioni minoritarie i soci non professionisti. La FNOMCeO ritiene infine improprio attribuire al sistema formativo universitario il ruolo di progettare a tavolino nuove professioni garantendone poi l'inserimento ope-legis in sezioni di Albi e quindi l'accesso a fette di mercato; una previsione di committenza autoreferenziale che rischia di creare non maggiore concorrenza ma vere e proprie guerriglie di competenze tra vecchie e nuove professioni sulla pelle dei cittadini.

Unione delle Camere Penali. Nel prendere atto della riforma delle professioni licenziata dal Consiglio dei Ministri sottolineiamo come sia da apprezzare, nell’ambito del testo,  il richiamo alla specializzazione professionale ed al ruolo delle associazioni rappresentative nei percorsi di accesso e qualificazione professionale. L’Unione delle Camere Penali, peraltro, vigilerà affinché gli sviluppi del provvedimento non tradiscano l’approccio della specializzazione in un contesto in cui è ormai imprescindibile qualificare gli avvocati per dare al cittadino la consapevolezza di rivolgersi ad un professionista esperto in uno specifico settore del diritto. Osserviamo però ancora che il percorso della riforma è anche strettamente legato alle modifiche dell’ordinamento professionale, che dovranno accompagnarsi a quelle delle professioni in generale.  In tal senso rimarca come l’iniziativa dell’Ucpi nelle scorse settimane abbia trovato un’intesa bipartisan sull’introduzione degli elenchi di specialità all’interno degli albi forensi, con l’adesione alla proposta di esponenti del centro destra (Valentino e Caruso per AN, Ghedini per FI, Mazzoni dell’UDC) e del centro sinistra (Pisapia per PRC, Calvi DS).  Se alla riforma delle professioni si accompagnerà una seria modifica dell’ordinamento forense che qualifichi professionalmente l’avvocato, lo specializzi e conferisca nuova nobiltà alla attività forense, potrà partire un cammino fruttuoso, diversamente potrebbe essere un’occasione persa. L’Unione Camere Penali sta già lavorando in questo senso.

Pier Luigi Mantini relatore alla Camera dell'Ulivo. Si dovrà precisare meglio cosa si intende fare per le nuove professioni, chiarire le attività soggette a riserva e i modelli societari ammessi. Le deleghe, poi, sono obbiettivamente troppe per il resto penso che il lavoro fatto dal ministro della Giustizia sia equilibrato e degno di molta attenzione. Giudico poi ingiustificati i timori di chi pensa a una riduzione degli Ordini. Certo effettueremo degli accorpamenti di ordini simili. Penso ad esempio tra Geometri, Periti i Industriali e Periti Agrari per dar vita a un forte ordine delle professioni dei tecnici con laurea triennale.

Guido Calvi (Ds), vicepresidente commissione Affari Costituzionali del Senato. Guardo al Ddl Mastella come a una trasformazione attesa. Si pensi che l'ordine degli avvocati, seppur riformato negli anni Trenta, ha un'impostazione ottocentesca. Bisognava cambiare. In Italia sono 200 mila con 49 mila cassazionisti. In Francia sono 900. In una situazione simile, la riforma può dare delle risposte, anche se non mancano aspetti negativi. Per esempio la possibilità di fare pubblicità. È un modello mutuato dagli Stati Uniti, non fa parte della nostra tradizione culturale. E poi è svilente vedere, come mi è successo nel mio primo viaggio negli Usa, un uomo in toga che sbraita in tv come un venditore di pentole. Per quanto riguarda le tariffe minime non sono così convinto che la loro scomparsa sia un bene. La riforma, nel complesso, è equilibrata anche se non dobbiamo pensare sia tutto finito.

Maria Grazia Siliquini, responsabile professioni di Alleanza Nazionale. Il disegno di legge Mastella – Bersani, appena varato, non è una riforma delle professioni, perché lungi dal migliorare la qualità dei professionisti italiani nell’interesse dei cittadini: in realtà tende solo a eliminare brutalmente la maggior parte degli ordini professionali. Tra i disegni di legge quadro delle varie forze politiche pendenti in Parlamento, tra cui quello di Alleanza Nazionale, e la legge delega approvata dal Governo, vi sono differenze abissali proprio perché si tratta di una legge truffa finalizzata all’eliminazione per le vie brevi di quasi tutti gli ordini professionali, e non all’ammodernamento degli stessi. Tra le tante proposte aberranti, evidenzio in particolare la delega al governo di stabilire quali ordini devono vivere, quali morire e quali essere trasformati in associazioni. Basta infatti questa norma per far comprendere il vero fine dell’esecutivo, la cui politica contro i professionisti ordinistici è ormai un dato di fatto ampiamente riscontrato in questi sei mesi.  Una delega generica e pertanto incostituzionale per la violazione all’art.76 Cost. nei criteri di riconoscimento delle associazioni, nell’eliminazione dell’esame di stato, nella riduzione anche per l’avvocatura del tirocinio a dodici mesi, nella possibilità di intervento, di stampo prettamente statalista e dirigista del ministro della giustizia, nei procedimenti disciplinari degli ordini, e nella previsione per un professionista di essere iscritto sia all’ordine sia all’associazione. È sufficiente l’attenzione a questi punti per far comprendere, a chiunque capisca qualcosa di professioni, che Bersani, attraverso Mastella, sta cercando di realizzare il progetto decennale di eliminazione degli ordini e di apertura totale alle associazioni e alle società di capitale.

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