Quinto giorno di sciopero degli avvocati: l’adesione non scende sotto il 90%
di Luigi Berliri
Sulla riforma delle Professioni forensi continuano i contrasti con il Governo. Formazione, qualità e specializzazioni sono obiettivi ancora assai lontani. La denuncia arriva dall’assemblea dell’Oua, l’Organismo Unitario dell’Avvocatura svoltasi oggi a Roma con la presenza dei presidenti e degli Ordini e delle Associazioni forensi. “Ci auguriamo – ha detto la presidente Michelina Grillo - che di fronte ai dati di adesione allo sciopero finalmente si scelga la strada del confronto. Purtroppo il tono delle continue esternazioni di Bersani non lascia spazio all’immaginazione circa lo scarso rispetto per una categoria che contribuisce in maniera rilevante al Pil e garantisce per ora alti livelli di occupazione. La polemica quotidiana e furiosa, alimentata da dichiarazioni francamente discutibili sui professionisti e in particolare sugli Avvocati, sembra preordinata alla volontà di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali della Giustizia: un settore che sta per chiudere i battenti. Nulla si dice sulle risorse insufficienti, nulla sulla procedura di infrazione avviata dall’Europa, nulla sulle scoperture di organico, nulla, insomma, che dia conto della volontà di assumere il ripristino di condizioni quantomeno accettabili di resa di Giustizia nel Paese come vera e convinta priorità. Lo scenario politico è talmente schizofrenico che il ministro di Giustizia, invece di chiedere con forza i fondi necessari per il suo ministero e garantire il servizio, com’è suo compito istituzionale, continua una virtuale trattativa sul suo progetto di riforma delle professioni, mentre migliaia di avvocati sull’intero territorio nazionale aderiscono in modo massiccio allo sciopero proclamato dall’Oua. La bozza presentata da Mastella è, allo stato, un buco nell’acqua, come dimostrano le reazioni negative di tutti i professionisti da un lato e del Ministero dello Sviluppo dall’altro. Nonostante il ministro sia stato ben attento a non coinvolgere mai quei professionisti, in prima fila gli avvocati, con i quali le divergenze sono state più marcate in questi mesi, i nodi sono comunque venuti al pettine. Il dirigismo, come le bugie, ha le gambe corte e va poco lontano, come si sarebbe potuto capire già dopo la grande manifestazione dei professionisti del 12 ottobre. Il risultato – ha continuato la presidente Oua - è una proposta per alcuni aspetti vaga, per altri pericolosa. Su tariffe, accesso, pubblicità, società miste e ruolo degli ordini i problemi rimangono tutti sul tavolo. Le chiacchiere e le rassicurazioni di facciata servono a poco: l’orientamento prevalente nella maggioranza è che si deleghi tutto al governo, anziché avviare un vero confronto, a partire dal Parlamento, con tutte le categorie interessate, e discutere senza ideologismi con chi ha promosso scioperi che hanno avuto grandi adesioni e manifestazioni con grandi partecipazione di massa. Crediamo che questa sia la strada sbagliata, che invece bisogna ripartire dalla concertazione: la voglia di dialogo è sempre più forte anche in ampi settori della maggioranza, come testimoniano anche le dichiarazioni del presidente della commissione Giustizia Pino Pisicchio. Se i referenti istituzionali non avranno orecchie, gli avvocati italiani dialogheranno a tutto campo con i politici “volonterosi” per costruire un progetto moderno di professione e di giustizia, nell’interesse del Paese”. - I penalisti delle camere Penali hanno sottolineato l'urgenza di calendarizzare il ddl Calvi sulla riforma della professione forense, proponendo i criteri a cui lo stesso dovrebbe ispirarsi. “Prima di tutto la necessità di capire – ha detto il presidente dei penalisti italiani, Oreste Dominioni- che le libere professioni garantiscono un apparato di cultura e pareri specialistici, la necessità di garantire la libera scelta da parte dell'utente e il diritto ad una qualificata, seria e corretta prestazione professionale; ronche un'adeguata informazione sui contenuti e le modalità della professione”.